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Lunedì, 31 marzo 2008
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Dibattito anonimo
Stefano mi fa scoprire un dibattito molto interessante sull'anonimato. Che ne penso?
1. Anonimato nel senso di privacy: è sacrosanto. 2. Anonimato nel senso di non poter essere controllato in nessun caso da nessuno: è sbagliato.
Principi. Le tracce che si lasciano nel mondo digitale sono registrate. Possono essere utilizzate dalla magistratura per le sue indagini. Non devono essere utilizzate da nessun altro se io non voglio. Devo poter essere informato di quelle tracce. Devo poterle far cancellare... Ecc ecc.
Questo è vero in un sistema legittimo. Naturalmente c'è chi vive in contesti che non considera legittimi. Per esempio contesti che non consentono libertà di espressione. In quei casi l'anonimato può essere l'unica strada per dare informazioni non manipolate. Il confine è sottile: non è solo la Birmania, può essere l'azienda paranoica, il territorio mafioso, un quartiere infestato da conflitti etnici...
Ma non è neppure vero che l'anonimato è garanzia di libera espressione. Perché chi si prende la responsabilità personale di ciò che dice, in contesti relativamente normali, è più credibile. E il dibattito tra persone che si firmano è più serio e profondo. Storia vecchia, visto che lo dicevano già i fondatori di The Well: hanno cominciato con i nomi e cognomi (poca gente buona qualità), hanno aperto agli anonimi (molta gente, qualità decrescente), hanno finito per richiedere di nuovo la firma.
Ma questi sono principi, come si sa. Non è la pratica. Tecnologicamente, infatti, non si riesce a garantire né l'anonimato, né la privacy, né l'esclusiva a favore della magistratura dei dati digitali lasciati online, né la piena credibilità delle tracce digitali. Purtroppo. L'argomento è tutto da approfondire, secondo me.
5:53:24 PM
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Fuoco al biofuel
Beppe segnala un articolo di Time sul caos generato dal boom del biofuel nel mercato agricolo globale. Molto interessante. Riassume Beppe: "La politica di Bush, di incentivo massiccio al bio-etanolo
da mais o da altro, sta generando il classico effetto da apprendista
stregone. I capitalisti agrari brasiliani, attratti dai ricchi
profitti (artificiali) sui biofuels, e senza molti scrupoli, stanno
deforestando massicciamente l'Amazzonia. E altrettanto fanno in
Malaysia e Indonesia".
5:29:40 PM
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2008
Luca De Biase.
Last update:
31-03-2008; 17:53:44.
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