Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Venerdì, 28 marzo 2008
 

Less than infinite

Oggi vado a More than zero per un dibattito sulla digital prosperity con Francesco Sacco, Salvo Mizzi, Joi Ito, Davide Orban, Federico Rampolla, Derrick De Kerckchove, Gian Paolo Torriello.

Intendo sostenere che per valutare la prosperità generata dal digitale occorre tener presente due lati della questione:
1. In termini strettamente quantitativi, il digitale non porta necessariamente una crescita. Infatti, si traduce spesso in un abbattimento dei costi e, nei settori tradizionali competitivi, questo produce una riduzione dei prezzi, con un effetto non di crescita ma di decrescita. Contemporaneamente, apre la strada a molte nuove opportunità per la nascita di nuove attività che, invece, sono generatrici di crescita. Il risultato netto dipende dall'apertura di un paese per l'innovazione e le start up. Infrastrutture e istituzioni orientate a sostenere lo sviluppo dell'ecosistema dell'innovazione sono decisive per poter prevedere che il digitale si traduce in una crescita della prosperità materiale.
2. La prosperità non è solo materiale. Anzi. L'economia della felicità dimostra che ciò che conta è piuttosto legato al recupero e alla valorizzazione dei beni ambientali, culturali e relazionali. Da questo punto di vista, il digitale può essere un'opportunità di miglioramento qualitativo della vita quotidiana, perché i nuovi media sono strutturalmente fatto di persone che si pongono in relazione tra loro. In questo senso, il digitale una reale opportunità (che si può sprecare, ma anche cogliere in pieno).

Anche da quest'ultimo punto di vista non mancano i rischi. Perché i nuovi media facilitano l'attività anche delle frange antisociali e contrarie alla convivenza pacifica. Non si può pensare insomma di interpretare il digitale in chiave deterministica come un generatore automatico di innovazione positiva in chiave di prosperità. Si può invece pensare al digitale come a una piattaforma di opportunità.

Più che zero. Ma meno di infinito. Il punto che sapremo raggiungere tra questi due estremi dipende molto da noi. Imho.


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