|
Lunedì, 10 marzo 2008
|
|
|
1000 veri fan
Leggo Copyblogger e mi imbatto nell'ennesima segnalazione di un pezzo di Kevin Kelly che è davvero da leggere. Per chi cerca nuovi modelli di sostenibilità per l'informazione e l'intrattenimento nell'epoca della coda lunga.
11:48:45 AM
|
|
L'autentica esperienza italiana
Andrew Clark, sul Financial Times, parla della Scala, dell'opera e dell'autentica esperienza italiana. Parte dal presupposto che andare a sentire l'opera alla Scala debba essere l'archetipica esperienza operistica italiana. E arriva a dire che non lo è tanto. Anche se non discute la qualità del risultato, dice che il programma della Scala è più internazionale che italiano. E, dunque, pone un problema interessante.
Come abbiamo visto discutendo dell'orgoglio italiano, la reazione che abbiamo più spesso all'idea di essere italiani è che si tratti di un fatto casuale del quale, conseguentemente, non c'è motivo di andare orgogliosi. Lo dicono diversi blogger, come Gigi, Andrea, in fondo anche Massimo e Antonio.
Per quanto mi riguarda essere italiani è paradossalmente una scelta: intendiamoci, lo so che sono nato qui per caso, ma è chiaro che non c'è nulla di fatale nel "chiamarci" italiani. Accettare il concetto di essere italiani è una scelta storicamente determinata: ai tempi di Dante voleva dire qualcosa di diverso rispetto a quello che significava ai primi dell'Ottocento; e nel ventennio fascista voleva dire qualcosa di diverso da quello che significava nel 1982 o nel 2008. Possiamo decidere di essere italiani dal punto di vista politico, veneti o siciliani dal punto di vista culturale, romani o torinesi dal punto di vista identitario, europei dal punto di vista della globalizzazione, cosmopoliti dal punto di vista filosofico. Il destino di essere italiani non esiste: esiste la scelta di accettare di vedere in ciò che oggi è italiano (la Repubblica essenzialmente) il contesto che ci definisce. Il che non è obbligatoriamente esaustivo: possiamo essere contemporaneamente italiani, veronesi, europei e cosmopoliti...
Il problema è che un commentatore come Clark pensa all'Italia come contesto fattuale e non culturale: la Scala, mamma, cuore, sentimento ed eccellenza operistica. Immagina Napoli e "Camera con vista", la tradizione musicale e il cibo buono, le perenni difficoltà del governo e il made in Italy... E immagina che esista un'autentica esperienza italiana. Restando vagamente deluso dal fatto che a Milano si cerchi l'eccellenza operistica indipendentemente dalla nazionalità degli artisti. Il che peraltro è invece proprio parte integrante della tradizione scaligera.
Trovo che da questo discorso si possa trarre una ipotesi: a parte il fatto che essere italiani è una scelta storicamente determinata e che questo concetto è destinato a diluirsi nel tempo in una cosa glocale con molto più europeismo e localismo, dal resto del mondo ci si aspetta qualcosa di speciale dall'Italia. E quel qualcosa è l'"autenticità". Il che è bellissimo.
Siamo il luogo originario di molti fenomeni culturali, quindi possiamo proporli in modo "autentico".
Su questo occorre puntare. Ora sono a Venezia, non in un albergo di Las Vegas con lo stile veneziano. E poi andrò a Roma, non in una sorta di ammucchiata di palazzi neoclassici e barocchi circondati da bizzarre rovine. Il genio del luogo è oltre i suoi monumenti e le sue apparenze: la Scala non è autentica perché propone artisti italiani ma perché è la Scala. I ristoranti più autentici di Venezia sono quelli nuovi, nati nella nuova zona universitaria: mentre tra quelli che si trovano sulle vie più percorsa dai turisti molti offrono un menu del tutto internazionale definendolo veneziano. La vita evolve anche in Italia. E non necessariamente in peggio. Il resto del mondo se ne accorgerà se invece di proporre la cultura italiana come il monumento di una tradizione, la mostreremo nella sua capacità di vivere la contemporaneità senza distruggere la tradizione ma anzi valorizzandola: e questo farà molto bene anche a noi che in Italia ci viviamo.
------------------------------------------------------- Di che parliamo Ci sono un po' di temi aperti attualmente. Li riassumo: 1. Agenda politica e pubblico attivo della blososfera. (Questo post e i precedenti). 2. Protezionismo e ruolo dell'Europa. (Questo post con i ricchi commenti). 3. Il piano industriale di Telecom Italia. (Due post recenti). 4. Designart. (Un post). Tradizione, contemporaneità e autenticità (Due post). 5. Innovazione e ricerca. (Cingolani e Confindustria). -------------------------------------------------------
10:12:55 AM
|
|
|
|
© Copyright
2008
Luca De Biase.
Last update:
31-03-2008; 17:27:28.
This theme is based on the SoundWaves
(blue) Manila theme. |
|
Appunti su economia e felicità
In libreria: Economia della Felicità Dalla blogosfera al valore del dono Feltrinelli Editore
Il mago d'ebiz
In nome del popolo mondiale
Frammenti
Crossroads
Nòva100
(Nòva24Ora!)
Rivolta e rivoluzione
Giornalismo dell'innovazione
Appunti: reti, Benkler, Castells
Politica/ blog
Politica/ scienza
Retorica catastrofica
Scienza/ paura
Informazione/ comunicazione
Regole/ telecomunicazioni
Urgenze/ giovani
Chi ha ucciso i giornali?
Planisfero personale
First Monday
Ted
Seed Magazine
Reporters sans Frontières
EquiLiber
Doors of perception
Newseum
Jornalismo & internet
Top100 Qix
Top100 Qix/LucaDeBiase
Future Exploration
CiteUlike
LibraryThing
Ted
|