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Sabato, 1 marzo 2008
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Ulrich Beck: la verità nella prospettiva cosmopolita
Il regime nazista vietò la musica di Arnold Schönberg, nel 1936, perché
era "cosmopolita" dunque ostile allo spirito tedesco. E ne bandì dalla
Germania l'autore, ebreo, condannando paradossalmente all'esilio una
persona accusata di cosmopolitismo quindi intrinsecamente non
esiliabile. Il dramma personale di Schönberg era, altrettanto
paradossalmente, nel suo incompreso amore per la terra tedesca che la
sua musica, ne era convinto, non faceva che dimostrare. (In nome del popolo mondiale: connessi, contaminati, cosmopoliti).
Da rileggere i pezzi di Ulrich Beck pubblicati stranemente nello stesso giorno, ieri, da Repubblica (riguarda le religioni e la fratellanza; l'ho letto sulla versione cartacea, non lo trovo sul sito) e Corriere (riguarda il cosmopolitismo).
Beck è, ovviamente, un pensatore da seguire. Tra l'altro, perché per arrivare al cosmopolitismo, parte dall'idea fondamentale di ecosistema.
Il testo pubblicato dal Corriere è forse interpretabile come una premessa a quello pubblicato dalla Repubblica. Perché l'idea del cosmopolitismo attivo di Beck conduce a spiegare la sua critica dell'universalismo totalitario di alcune religioni.
La tolleranza cosmopolita invece va ben oltre. Non è difensiva né
passiva, ma attiva e propositiva: significa cioè aprirsi al mondo
dell'Altro, percepire le differenze come arricchimento, considerare e
trattare l'Altro come nostro pari. Concettualmente, significa
sostituire la logica di "o l'uno o l'altro" con la logica del "sia
l'uno che l'altro". Pertanto il cosmopolitismo non conduce affatto a
uniformità o appiattimento. Gli individui, i gruppi, le comunità, le
organizzazioni politiche, le culture e le civiltà desiderano ribadire
la loro diversità, e spesso anche unicità, che hanno ogni diritto di
preservare. Ma per farlo, occorre trasformare in realtà la metafora, i
ponti devono sorgere al posto dei muri.
La religione monoteista abbatte i muri sociali e rende fratelli all'interno della religione, ma per Beck rischia di lasciarsi prendere da una tentazione totalitaria nei confronti dell'esterno. "La religione presuppone un valore assoluto: la fede". Questa accomuna chi la condivide. E distingue da chi non la condivide. Portando a violenze inaudite in nome del dio vero contro gli infedeli che credono in un dio falso. L'ecumenismo, come il cosmopolitismo, vanno interpretati in modo attivo, considerando il valore della cultura dell'altro. Ma l'universalismo di alcune posizioni convinte di possedere la verità abbatte la radice della fratellanza con l'altro. In questi casi, la verità di una fede è considerata superiore a ogni altra fede e a ogni altro pensiero. In questo senso, come dimostrano molte posizioni degli integralisti islamici la democrazia appare satanica perché si pone al di sopra della fede è superiore alla democrazia. E come dimostrano alcune posizioni degli integralisti cristiani la laicità delle leggi, o la ricerca scientifica, rischiano di essere giuridicamente e moralmente "innaturali" perché inducono a consentire comportamenti e pensieri contrari a quelli comandati dalla fede. Insomma: una verità assoluta è tale in quanto prima o poi si oppone a ogni altra verità. E tende ad affermarsi con ogni mezzo.
Ma il fine è nei mezzi come l'albero nel seme, diceva Gandhi. E non è vero che una fede si realizza se abbatte le altre. Anzi. Imho.
Conclude Beck: "Oggi la questione decisiva per la sopravvivenza dell'umanità è fino a che punto la verità può essere sostituita dalla pace".
1:59:12 PM
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Tiscali riparte
Dopo il risanamento, Tiscali riparte. Mario Rosso guida la società che controlla il gruppo a livello internazionale. Mario Mariani è il capo della società in Italia.
Mariani ci mette la testa e il cuore nel suo lavoro. Ha contribuito in modo determinante alla fondazione della società. E' stato l'anima del rilancio in Italia negli anni scorsi. E giustamente la sua posizione è confermata e rafforzata. (Mario Mariani è un amico e un blogger su Nòva100 e sono molto contento per lui e per Tiscali).
Si parlava di una vendita delle società che operano nel Regno Unito e in Italia. Tommaso Pompei in particolare ci pensava. Ma ha lasciato. Vabbè vedremo: con tutte le chiacchiere che si fanno su Wind, Telecom Italia Media, Sky e altri, di voci sul futuro anche di Tiscali ce ne saranno molte in futuro. Il fatto è che Tiscali è ora una società sensatissima piccola ma con un modello di azione piuttosto coerente: se comincia anche a guadagnare non ha bisogno di entrare in cordate complicate. Vedremo, appunto. A proposito. Pare che la partenza di Pompei da Tiscali non sia collegata alle vicende della Wind. Se è vero, è meglio così.
1:08:15 PM
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