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Preconcetti, strategie, pratiche: conseguenze di Trump sulla sinistra, la tecnologia, l’Europa

Trump è il più furbo o il più intelligente? Sicuramente la vittoria del posto di lavoro politico più importante del pianeta legittima ogni tipo di conclusione: ma sarà bene che chi ritiene di avere idee migliori di quelle di Trump faccia un’analisi veloce, realistica e senza pregiudizi. Nell’intento di riprendere la leadership dell’intelligenza, avendo evidentemente perso sul piano della furbizia.

Ma innanzitutto. Chi è stato più intelligente negli ultimi trent’anni? Cioè chi nell’evoluzione del potere ha avuto una più forte e precisa visione strategica che ha imposto la sua volontà a quella degli altri?

I cinesi, si dirà, non a torto a giudicare dai risultati. Ma in Occidente?

Forse nel dopoguerra erano più strategici i costruttori di democrazia e welfare, anche perché la produzione di massa e il consumo di massa richiedevano organizzazioni semplici e coese, organizzate intorno alla media, raccontate da mezzi di comunicazione di massa. La scuola e la cultura delle masse aveva una leadership. E si teneva insieme la società rendendo le persone più simili alla media non alimentando le differenze, anche sulla scorta di qualche ideologia solidaristica. L’idea di essere parte di una massa solidale scaldava i cuori.

Ma negli ultimi trent’anni l’idea di massa ha lasciato il posto a una società divisa in target, nella quale la strategia finanziaria ha incoraggiato ciascuno a fare per sé e non avvertire alcuna appartenenza di massa. Le comunità sono diventate marginali rispetto alla storia raccontata dai media pensati per la pubblicità e i suoi diversi target. Negli ultimi trent’anni persino i partiti solidaristici hanno accettato le regole finanziarie. Non si cerca più di scaldare i cuori: casomai di parlare alla pancia.

Ma si stava parlando del cervello. Se l’intelligenza ha effetti di lungo termine e la furbizia di breve, allora la destra è stata più intelligente negli ultimi trent’anni.

Ora che la finanza ha smesso di convincere la gente – per manifesta incapacità di risolvere i problemi che essa stessa genera – le forme del controllo politico di destra assumono diverse forme: il populismo sciocco e la tecnocrazia stupida sono uguali e contrari (Tecnocratici e populisti sono simili. Come andare oltre?). Non aprono alle nuove necessarie forme dell’intelligenza politica. Servono alla conservazione.

La vittoria di Trump è innovativa nella furbizia comunicativa ma è dotata di un’intelligenza conservatrice. Impone ai movimenti dell’innovazione strategica la necessità di cercare forme nuove di intelligenza politica. I movimenti innovativi hanno legittimità strategica se si pongono obiettivi scientificamente sensati, cioè relativi all’equilibrio ambientale, sociale e culturale: per esempio, contenimento del climate change, lotta alla polarizzazione economica, correzione della disuguaglianza nell’educazione, sono obiettivi-quadro strategici per i movimenti dell’innovazione e sono negati dai conservatori. Gli innovatori lo sono perché operano nel quadro delle esigenze strategiche dell’umanità. I conservatori lo sono perché trovano consensi nella difesa dei privilegi, dei pregiudizi, delle confort zones.

Conseguenze?

1. Per i movimenti di sinistra – compreso si dovrebbe ritenere anche il governo italiano – la conseguenza è il necessario ricompattamento. La destra ha sempre vinto giocando abilmente sulla naturale tendenza della sinistra a dividersi. La destra ha ricette facili e ama il capo: dunque ha maggiori probabilità di restare unita. La sinistra ha ricette complicate e ha un approccio meno gerarchico: dunque ha maggiori probabilità di dividersi. Ma se è intelligente e innovativa deve trovare il modo di ricompattarsi. Altrimenti perde per altri dieci anni. Ed è chiaro che deve ritrovare dei valori propri, non soltanto assorbendo quelli del modernismo esteriore: libertà, fratellanza ed eguaglianza non sono poi tanto male, per ricominciare. Si potrebbero aggiungere comunità, connessione, cosmopolitismo. Ma non è questo il luogo per discutere di parole importanti come queste.

2. Per i movimenti dell’innovazione tecnologica è il caso di prendersi delle responsabilità. I conservatori che si affacciano all’orizzonte sono quelli del petrolio, del cemento, della chiusura dei confini. Il contrario di quello che fa prosperare gli innovatori tecnologici. Ma non basta più dire che le loro sono soltanto tecnologie: se hanno conseguenze politiche non sono soltanto tecnologie. La responsabilità può essere parte della progettazione delle tecnologie. È chiaro che per qualche tempo gli innovatori potrebbero doversi avvalere soprattutto del potere generato dalle tecnologie, in chiave vagamente anarchica, visto che il potere politico sembra allontanarsi dal modo di vedere tecnologico. Dunque la progettazione delle tecnologie può dover tenere conto delle sue conseguenze sociali, culturali, economiche. Può darsi che la responsabilità sociale vada embeddata nei progetti tecnologici.

3. Per il movimento europeista – una forma di innovazione della convivenza civile che ha avuto straordinari risultati in un continente abituato a scannarsi – occorre superare le divisioni e le inerzie. I valori fondamentali vanno riaffermati. La compattezza continentale va rinsaldata. Altrimenti tra Trump e Putin rischiano di essere guai. È un fatto di geopolitica. Che ha conseguenze sulle priorità politiche interne: la vittoria di Trump probabilmente fa saltare le discussioni sul rigore e sull’immigrazione in secondo piano rispetto alla geopolitica. Ci vuole un veloce adattamento del dibattito europeo al nuovo scenario. Trump, pare, ha detto che il Belgio è una città europea. Junker ha detto che Trump non sa niente e ci farà perdere due anni. Che facciamo: aspettiamo e vediamo o ci adattiamo in fretta cercando di cogliere l’occasione per ritrovare una leadership?

Se l’Europa, l’innovazione tecnologica, la sinistra pensano di avere idee migliori di quelle di Trump devono dimostrare ora di essere più intelligenti. Probabilmente, connettendosi meglio tra loro.

Si potrebbe rendere l’Europa più tecnologica, la tecnologia più di sinistra, la sinistra più europea, per attirare finanziamenti e talenti, guidare il progresso in una direzione più umana, riconquistare una leadership…

Vedi:
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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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