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Oltre le polemiche sulle operazioni di Apple in Italia

La vicenda della Apple a Napoli è positiva per Napoli e per l’Italia. Paolo Barberis, collegando questa notizia all’investimento di Cisco, racconta questo caso di successo nella policy italiana su Medium.

C’è chi vede un collegamento tra l’investimento della Apple in Italia e l’accordo sulle tasse che l’azienda di Cupertino deve pagare in Italia: l’accordo prevede che Apple versi 318 milioni al fisco italiano (Sole). Chi considera questo accordo come uno sconto e una sanatoria per quello che non ha pagato in passato è portato anche a pensare che l’investimento di Napoli sia una sorta di compensazione (Elestici).

Di certo c’è che la Apple ora paga e investe, mentre prima non lo faceva. Di incerto c’è quanto avrebbe potuto pagare se le regole fiscali europee fossero state armoniche invece che competitive e imprecise.

Da notare, per arrivare a una interpretazione sensata, che le polemiche non prendono di mira solo il governo italiano, in questo genere di cose. Il governo dello Uk si trova fortemente criticato, se non deriso, per un accordo fiscale vagamente analogo con Google (BBC). Un accordo che tra l’altro andrebbe approfondito per quanto riguarda la definizione di “stabile organizzazione” (ma questa è un’altra storia).

La realtà è chiara: il sistema delle tasse in Europa ha favorito le multinazionali digitali – e non solo – che avevano la possibilità di far passare il loro valore aggiunto dagli stati a più alta tassazione a quelli più favorevoli. Alcuni stati hanno addirittura creato proattivamente condizioni favorevoli alle multinazionali per ottenere i loro investimenti. E questo, se valessero le osservazioni critiche, sarebbe nella peggiore delle ipotesi quello che avrebbe fatto l’Italia negli ultimi mesi (sconti fiscali contro investimenti). La questione da mettere a posto è in Europa, stavolta. L’Italia sta casomai cercando di arrangiarsi nel frattempo sullo stile di quei paesi che – come Irlanda e Lussemburgo – hanno aperto la strada a questi problemi giocando sulle ambiguità della legislazione europea.

L’Europa, peraltro, non è ferma. Google e Apple sono nel mirino dell’Antitrust. E rischiano di dover pagare davvero molti soldi. Miliardi di euro. Vedi: EU antitrust chief says Apple, Google cases show no U.S. bias (Reuters); Apple Steps Up Lobbying Efforts Against European Tax Probe (Bloomberg); EU Deepens Antitrust Investigation Into Google’s Practices (Wsj); Google finally responds to Europe’s antitrust charges (Economist).

Insomma. Le polemiche sulle trattative nei paesi europei con le multinazionali sono più rivolte ai rispettivi governi che alla sostanza della situazione: che è fondamentalmente un confronto tra enormi multinazionali super-smart e un continente organizzato alla vecchia maniera che deve sviluppare una sua intelligenza sovranazionale. Imho.

Vedi:
Apple, intanto a Bruxelles
Apple in Italia. Ci lavoravano almeno da novembre. Grande Napoli!

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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