Home » media » Digitale europeo, neutralità e investimenti nella rete
Approfondimenti media Neutralità perplessità

Digitale europeo, neutralità e investimenti nella rete

Neelie Kroes ha lavorato con energia per il digitale in Europa. Il suo ultimo discorso è forte e accorato, non necessariamente del tutto coerente, come sul tema della net neutrality. Vedremo chi verrà dopo di lei che cosa farà. Il primo argomento in discussione è il mercato unico delle telecomunicazioni che è solo una parte del tema digitale.

La Commissione e i ministri delle telecomunicazioni sembrano intenzionati a portarlo avanti. Contiene una serie di obiettivi importantissimi, orientati a sostenere gli investimenti delle compagnie di telecomunicazioni, facilitazioni per i consumatori intorno ai temi del roaming, e alcune nuove regole. Molta parte del dibattito si concentra sulla revisione della net neutrality. Le telco sostengono che per investire hanno bisogno di entrate. E ritengono di potersele aggiudicare facendo pagare le piattaforme internet che vogliono un servizio prioritizzato. Una logica c’è: lo streaming video occupa un sacco di banda e riduce lo spazio per il resto. Deve pagare di più. Ma la logica finisce nel momento in cui questo diventa la richiesta di far pagare tutte le piattaforme che vogliono prioritizzazione, anche quelle che non richiedono particolare consumo di banda. Sarebbe la fine della net neutrality: se chi vuole avere un servizio prioritizzato può pagare e ottenerlo, chi non può pagare perché sta ancora sviluppando il suo modello di business è chiaramente penalizzato. Finisce che chi è già grande limita la crescita di chi è appena nato, anche se ha una grande e importante innovazione. Kroes per rispondere ha sostenuto che questa prioritizzazione non deve degradare troppo l’internet pubblica aperta e neutrale. Ma non ci sono modi per definire questa norma. Se le grandi società potessero si concentrerebbero sul fare tutto ciò che produce più entrate immediate anche a discapito di quelle eventuali future, come è probabile che accada se potranno decidere quanto “degradare” l’internet pubblica e quanto investimento dedicare all’internet prioritizzata: sarebbe una situazione molto difficile per la difesa dell’internet pubblica neutrale aperta all’innovazione imprevista di startup e nuove imprese. Che sono invece proprio quelle che producono occupazione e crescita.

Sarà meglio pensare prima alla rete pubblica e neutrale, difenderla e accrescerla: è lì che c’è occupazione, crescita, innovazione, miglioramento della qualità della vita, opportunità culturale. Se le piattaforme che occupano tanto spazio di banda vogliono una rete prioritizzata e le telco pensano di poter ripagare gli investimenti che comporta, potrebbero pensare a una loro rete che non si chiamerebbe internet perché non sarebbe neutrale, e dovrebbero investire insieme alle telco per crearla, separata chiaramente dall’internet. Internet a sua volta deve crescere come spazio pubblico della conoscenza, neutrale e libero: il luogo dove chi innnova non deve chiedere il permesso ai grandi. La net neutrality è – anche – una antitrust preventiva che garantisce la libertà per gli innovatori di fare concorrenza ai grandi incumbent. Imho.

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi