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Collaborazione tra scienziati e cittadini: insegnamenti per ogni tipo di ricerca

Kate Jones pubblica su Research Blogs un ottimo articolo con molti esempi di lavoro scientifico svolto in collaborazione tra scienziati e cittadini. Si tratta di iniziative caratterizzate da un metodo di lavoro scientificamente controllato, un ambiente di lavoro predisposto dai professionisti della ricerca, un tema chiaro e comprensibile; i cittadini sono chiamati a raccogliere dati, oppure a scegliere dati significativi all’interno di insiemi molto grandi di dati, o a elaborare dati in modo più intelligente di quanto possano fare i computer; gli scienziati ottengono informazioni importanti a costo limitato e con qualità elevata, restituiscono feedback e motivazione, lanciano ricerche nuove e coinvolgenti.

È chiaro che questo metodo può essere adottato da qualunque altra organizzazione che si occupa di ricerca, anche se meno scientifica, purché sia importante per i cittadini che decidono di dare una mano. Giornalismo, sociologia, analisi di big data, sono compresi tra queste forme di ricerca che potrebbero essere svolte con i cittadini. Purché si segua il metodo indicato.

Ecco alcuni esempi ricordati da Jones, tutti frutto dell’iniziativa di centri di ricerca riconosciuti e capaci di coinvolgere i cittadini:

iBats, un sistema per il monitoraggio della vita dei pipistrelli a base di tablet e smartphones
WideNoise, un’app per raccogliere dati sull’inquinamento acustico
Mappiness, un’app per registrare dati sul benessere in relazione a fenomeni come appunto l’inquinamento acustico
Zooniverse, per contribuire a fare osservazioni sensate a partire da grandi quantità di dati come quelli che emergono dalle immagini fornite dai telescopi o dalle registrazioni di rumori di animali (700mila partecipanti)
iNaturalist, per registrare fenomeni naturali e condividerli
Instant Wild, per cercare qualcosa in grandi quantità di immagini raccolte automaticamente

ProPublica e altri importanti centri di ricerca sull’attualità, del tipo di quelli che una volta avremmo chiamato “giornali”, hanno dimostrato che, se ben organizzato, il lavoro può essere svolto fruttuosamente in collaborazione con quello che una volta avremmo chiamato “pubblico”.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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