Artigiani. Per Richard Sennett sanno fare ma non sanno dire che cosa sanno fare. Gli artigiani sono portatori di una cultura sintetica della produzione che contiene insieme la conoscenza dei segreti della materia, l’idea di progettazione, la qualità estetica, la tradizione culturale, l’esperienza funzionale. L’Italia delle produzioni fondamentali per il paese ne è ricca. I settori che tengono in piedi l’economia italiana, dall’arredamento all’alimentare e all’abbigliamento, ne sono la conseguenza. E la stessa automazione nasce dalla “proceduralizzazione” industriale dei settori tradizionali. Stefano Micelli, economista a Venezia, ne racconta le strutture essenziali e propone una quantità di esempi straordinari. Ci sarebbe da essere orgogliosi di appartenere a un paese così densamente popolato di saperi. Se non fosse che in modo incredibilmente distratto ne dimentichiamo l’importanza, dando gli artigiani quasi per scontati. Ma nell’epoca della conoscenza, mentre le produzioni industriali di massa si spostano in altre aree del pianeta, in un contesto nel quale sfuggono all’Italia le forze per avere un certo controllo sulle grandi produzioni a elevato volume e basso valore aggiunto unitario, la qualità dell’artigianato e il sapere artigiano sono una risposta: volumi produttivi limitati ma elevato valore aggiunto unitario sono una possibilità reale per il paese e la sua economia, in una fase dell’economia nella quale il contenuto di idee, di immagine, di cultura, di ricerca, di estetica, fa parte integrante della generazione di valore aggiunto.
Sennett è una lettura fondamentale per questo genere di considerazioni. Un libro già più volte segnalato qui. Un libro di intuizioni, narrativamente eccellente, che viene da un pianeta culturale diverso da quello italiano e che forse proprio per questo riesce ad accorgersi delle particolarità storiche ed economiche di un modo di produrre – e di vivere la produzione – che fa parte integrante della nostra cultura. E che proprio per questo è talvolta relegato nell’ovvio. Ma che oggi occorre recuperare alla consapevolezza di tutti. Perché contiene, nei suoi principi fondativi, una grande opportunità.
Si bello fare gli arigiani ma la globalizzazione taglia le bambe al prodotto made in Italy che non può più competere sul mercato globale 🙁
Ad esempio una cereria artigianale italiana non può competere con il prodotto cinese 🙁
[…] E non è neppure nel design. E’ in un apparato di conoscenze difficili da spiegare (come dice Sennett), di relazioni con la tradizione e la visione del futuro, di esperienze intorno alla qualità dei […]