Se ne parla. Ma non si vedono i fatti. Stiamo consegnando un sacco di informazioni su di noi alle varie piattaforme private, come Google e Facebook. E fin lì va bene, purché siamo consapevoli di quello che scriviamo e di quello che significa. Stiamo anche affidando a piattaforme private la maggior parte delle comunicazioni personali (ancora Facebook, Google, Microsoft, Twitter, ecc ecc). E anche qui a moltissimi va bene, se si pensa in termini di “basta che funzioni”.
Dall’altra parte, parliamo di posta elettronica certificata, fatture online, pubblica amministrazione in rete.
E’ chiaro che ogni persona avrà sempre più attività in rete. E che avrebbe senso che il suo indirizzo in rete fosse sostanzialmente “suo”, come quello di casa. E che sarebbe intelligente che le sue informazioni fossero sostanzialmente “sue”, anche se pubblicamente accessibili all’occorrenza in base alla legge, come quelle che mette nelle lettere di carta o che trova nei documenti dell’anagrafe.
Del resto, il bello di internet è che non è una piattaforma proprietaria. Che chiunque può trovare il suo posto. Ma perché non emergono piattaforme che aiutano questo processo? Una volta c’erano, per costruire i siti web. Oggi ci sono meno per costruire la conversazione online. Forse WordPress è il miglior esempio… e forse ce ne sono altri…
Ma per la maggior parte della gente, il web 2.0 è basato sulle persone ma allo stesso tempo anche sulle piattaforme proprietarie planetarie. E’ giusto che sia così?
Uno spunto su Logeeka.
L’atteggiamento degli individui che utilizzano gli strumenti sociali è spesso incosciente rispetto alla propria privacy e irresponsabile rispetto a quella degli altri.
Ma nello spiegare il perché di certi comportamenti si tende a semplificare troppo secondo me, riducendo il tutto a una smania di esibizionismo e narcisismo diffuso.
Una domanda è: quanto le relative Proprietà Planetarie di questi strumenti cercano di sovraeccitare certe tendenze, nascondendosi dietro al fatto che in fondo si tratta di banali comportamenti umani? E se lo fanno, perché? Per moltiplicare i numeri e venderli? A chi poi?
Mah io credo che sia giusto così…
Piattaforme come Linkedin e Myspace non potrebbero mai convivere sotto la stessa persona…
E’ come in ufficio dove l’impiegato in giacca e cravatta al di fuori diventa magari un raver assiduo oppure un artista.
Internet offre proprio questo…spazi ad hoc per ogni tipo di attività…la persona è sostituita dal pc..e il modo di essere dal social network o dalla piattaforma che lo ospita.
e per la posta certificata o le fatture…bè ci sarà un indirizzo mario.bianchi@x.it che farà da collettore principale per questo tipo di cose.
Alex
La persona sostituita dal pc e il modo di essere sostituito dal social network?!
Questa non l’ho capita granché…
Se pensi nel mondo reale dove la persona Mario Rossi a lavoro è x e nella vita di tutti i giorni è y, nel mondo online troverai che il “computer” racchiude l’identità generica di Mario Rossi, attraverso tutta la sua history. E le piattaforme web diventano x o y.