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L’indipendenza europea nasce dalle sue prospettive digitali e gli USA lo sanno

Ursula von der Leyen ha detto che l’accordo sui dazi tra la UE e gli USA – destinato a costare centinaia di miliardi all’Europa – ha creato le condizioni di una stabilità nelle regole che farà bene all’industria europea. Ma pochi giorni dopo l’apparente conclusione di quella faticosa trattativa, gli USA hanno rimesso tutto in discussione chiedendo alla UE di abbandonare le sue regole che salvaguardano i diritti dei cittadini e la libertà di mercato nel digitale per bilanciare lo strapotere delle mega BigTech americane.

Teresa Ribera, leader dell’antitrust europea, si è messa alla testa di un movimento che sostiene l’esigenza di non cedere a questa ennesima imposizione americana (FT). L’indipendenza economica e civile europea passerà attraverso una struttura digitale che corrisponda al sistema di valori e all’organizzazione economica europea. Una eventuale vittoria delle BigTech sarebbe un grande freno allo sviluppo di un digitale europeo. Ed è evidente che l’importanza del digitale si rifletterà sull’indipendenza di tutta l’economia.

Non basteranno le regole, però. Il Digital Services Act e il Digital Markets Act non sono solo un freno al potere americano. Sono un’opportunità per le imprese europee che vogliano costruire piattaforme nativamente compatibili con i diritti umani e la libertà di innovazione che gli europei ritengono parte integrante della civiltà alla quale vogliono appartenere. Si tratta di lanciare iniziative per creare alternative alle piattaforme americane. La prospettiva dell’intelligenza artificiale rende ancora più evidente questa opportunità.

Ma se c’è un movimento politico per l’indipendenza europea non si vede ancora un movimento economico che vada in questa direzione. Il timore di perdere quote di mercato in America è forte. La conservazione delle strutture industriali europee attuali è un freno alla scelta di investire nel futuro del digitale europeo. Questo fa supporre che se qualcuno investirà nel digitale europeo e nelle piattaforme europee non sarà guidato dallo spirito di indipendenza, ma dall’evidenza di nuove opportunità: provenienti dal mercato e dalla politica.

Il mercato svilupperà una domanda di piattaforme sane, perché le famiglie si accorgono che i social attuali sono negativi per i figli, le scuole vedono che le piattaforme americane sono un freno alla qualità dell’educazione, la sanità non si può fidare di condividere dati personali con gli americani, le imprese non possono cedere opportunità strategiche ai grandi gestori di dati e modelli americani. Le relazioni con sistemi economici diversi dagli USA, a loro volta, sono destinate a crescere.

La politica poi dovrà investire per la sua sovranità, per il sistema della difesa, per la razionalizzazione dei sistemi di welfare e per la qualità dell’educazione e della ricerca. Si svilupperanno nuovi sistemi per l’identità digitale, nuovi sistemi monetari digitali, nuove forme di deliberazione democratica, che a loro volta saranno altrettante filiere di opportunità.

La conseguenza di questo cambiamento sarà un rafforzamento dell’Europa ma soprattutto una trasformazione dell’Europa: da sistema che protegge i suoi grandi poteri, diventerà un sistema più aperto alle innovazioni che interpretano la direzione civile che l’Europa intende perseguire.

Se questo non riuscirà, probabilmente, l’Europa subirà altre umilianti imposizioni dagli USA. E continuerà a declinare.

Vedi:

Piattaforme digitali europee: è possibile

Vincere la guerra dell’indipendenza numerica europea

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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