Cittadinanza. Parola meravigliosa e molto più spesso citata che praticata nella politica dei trent’anni passati. Quella politica che ha identificato la democrazia con una sorta di mercato, una specie di sistema di servizi offerti in cambio del voto, da politici divenuti “prodotto” a elettori divenuti “consumatori”. Una mentalità che ha reso possibili degenerazioni etiche condotte con la sfacciataggine di chi in fondo si sentiva legittimato dal “mercato” nel quale era stata trasformata la politica.
La dimensione della cittadinanza costituisce un contesto molto più ricco per la politica. Code for America mostra la foto di un cittadino di New York che constatato come la sua casa fosse salva durante il recente uragano ha messo a disposizione la sua elettricità con una prolunga fuori dalla porta di casa e con un cartello che invitava chi ne avesse bisogno a usarla per ricaricare il telefono. Un gesto rivolto agli altri cittadini del tutto diverso da quello che avrebbe compiuto un “consumatore-elettore” orientato a pretendere che toccasse ai politici o agli amministratori gestire i servizi di emergenza.
Durante le emergenze anche gli italiani si comportano da cittadini. Perché lo sono. In tanti. E non si sono lasciati traviare fino in fondo dalla corruzione generalizzata che ha attraversato il paese nei decenni trascorsi.
Ebbene questa che viviamo è un’emergenza. Economica, sociale e culturale. La stiamo affrontando da cittadini. Per questo credo che si possa essere relativamente convinti che se c’è una possibilità di ricostruire il paese, la coglieremo.
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