Si avvicina il tempo del rinnovo dell’Agcom, l’Autorità destinata a influire pesantemente, con ciò che farà e con ciò che non farà, sulle trasformazioni della mediasfera italiana nei prossimi anni.
E forse è questo che spiega le fiammate di apparente attivismo sull’ultima decisione finora non presa in materia di procedure di enforcement delle regole sul copyright. Un irrituale e discusso testo contenente un parere del costituzionalista Onida sulla questione sembra iscritto in questo contesto. (Scorza). Le preziose discussioni in materia tornano di attualità (Lsdi). Ma l’attenzione è più rivolta alle differenze di posizionamento. Chi si accredita per la prossima fase prende posizione ora. Sarebbe meglio avere un processo multistakeholder e trasparente per le nomine Agcom, invece di queste manovre.
Intanto però le posizioni continuano ad aggiustarsi di fronte ai cambiamenti tecnologici e ai modelli di sviluppo delle grandi piattaforme. In effetti, man mano che Google e Facebook avanzano nella personalizzazione del servizio e coltivano la filter bubble in nome del loro business pubblicitario tendono fatalmente ad assomigliare a “editori creatori di mondi” dunque più sensibili potenzialmente ai temu del copyright di quanto non fossero quando erano più aziende tecnologiche che “compagnie media”.
Per un equilibrio del copyright e uno sviluppo armonico della rete ci vuole attenzione, competenza, cura e indipendenza di giudizio da parte dell’Agcom. Speriamo che questo avvenga.
Commenta