Dal Berkman Center di Harvard, una ricerca sul rapporto tra giovani e media digitali per quanto riguarda la qualità dell’informazione (si tratta di giovani fino a 18 anni). Che cos’è l’informazione di qualità? Come viene valutata? Che cosa influenza la consapevolezza in questa materia? In che modo e con quali limitazioni le indicazioni normative degli adulti non sempre sono accolte e “vissute” dai giovani che usano i media digitali? Il paper realizzato da Urs Gasser, Sandra Cortesi, Momin Malik e Ashley Lee raccoglie in 150 pagine gran parte della ricerca che è stata svolta in materia e offre spunti di riflessione che aprono strade nuove al pensiero e alla pratica educativa e informativa. La sua impostazione concettuale fa riferimento alla ricchissima nozione di “ecosistema dell’informazione“.
C’è un nuovo territorio di ricerca e politica nell’alfabetizzazione ai media digitali e nella consapevolezza di ciò che distingue informazione da messaggistica più o meno manipolatoria. L’ecologia dell’informazione parte dalla conoscenza delle dinamiche fondamentali con le quali le persone reagiscono, si comportano e acquistano consapevolezza nella mediasfera. Le forme mutevoli e instabili della mediasfera digitale sono tutte da comprendere. E per gli adulti, con le loro istituzioni normative fondate in un contesto storico tecnologicamente diverso, ci sono nuove difficoltà per quanto riguarda il riconoscimento dell’autorità, dell’autorevolezza e della qualità intesta in modo tradizionale. Ecco alcune osservazioni, scelte tra le molte contenute nel paper:
1. Il cambiamento
«The increased and more diverse set of “speakers” online, the lack of traditional gatekeepers, the entrance of new intermediaries, the disappearance or replacement of mechanisms and standards aimed at ensuring certain quality levels, media convergence, and context shifts make quality judgments about information in the digital media ecosystem arguably more challenging and corresponding skills even more important».
2. L’approccio
«First, we suggest expanding the currently dominant theoretical model with its focus on credibility towards a more holistic notion and framework of information quality. Second, we suggest a stronger process-orientation when exploring information quality issues by looking at the entire process of youth interaction with information, which today includes not only the evaluation of a piece of information, but also the search, creation, and dissemination of information».
3. Ricerca di informazione
Dalla ricerca dei siti contenenti presumibilmente le informazioni ricercate si è ormai passati all’uso diretto del motore di ricerca e alla selezione dei risultati possibilmente interessanti sulla base della diretta corrispondenza dei titoli trovati alle parole ricercate. La quantità di risultati genera frustrazione e ansia. Esiste un implicito budget di tempo che i giovani allocano alla ricerca e oltre il quale avvertono eccesso di complessità, eccesso di quantità di informazione, con possibile abbandono della ricerca.
4. Valutazione dei risultati
«Perhaps the most important cue for youth–both in the search context as well as with respect to the evaluation of sites–is that of visual and interactive elements, as a number of studies indicate. Importantly, there is also some evidence that youth do see graphics and multimedia not just as indicators of overall quality, but also as information objects which are open to quality judgments».
«Social and cognitive development, which is usually a function of age, is among the most important variables shaping the ways in which youth perform evaluations. For instance, studies indicate that users’ ability to articulate quality criteria, for instance, differs among different age groups. Another study suggests that the skepticism about certain types of information found on the Internet (e.g. health information) decreases, as youth gets older. Though further research is warranted, some studies document the influence of socio-economic status on evaluation as well as the relevance of variables such as race and ethnicity, peer influence, and individual preferences».
5. Creazione di informazione
«A review of creative content categories such as social networking services, wikis, personal websites, blogs, self-authored content sharing, games, etc., suggests that a significant share of content creation happens within the personal and social contexts of a young person’s life.»
La partecipazione alla creazione di informazione, però, è il principale stimolo al miglioramento delle capacità di riconoscere l’informazione di qualità.
«Research shows that youth may acquire a number of skills as they create and disseminate content on the Internet. Broadly speaking, such practices allow youth to develop better skills in navigating the information environment and making judgments about the quality of information. In addition to the acquisition of digital fluency and technical skills, a growing body of literature further suggests that online spaces help youth develop language and writing skills, as well as social and collaborative skills.»
Esistono norme implicite nelle relazioni tra pari che emergono nell’azione di creazione di informazione online. Queste norme non sono sempre compatibili e connesse con le norme proposte dalle istituzioni educative.
«Though content creation and dissemination practices from the personal and social contexts are significant for the academic context because they relate to information quality issues, the practices and norms that youth form around their content creation activities in the personal/social context may frequently clash with classroom norms and expectations. This complicates hopes of straightforward “skill transfer,” but leaves open the possibility that engagement with the entire culture of content creation and dissemination can bring skills into the classroom context in a way that a decontextualized approach to and understanding of youth skills may fail to do».
I giovani sembrano apprendere ciò che attiene alla “qualità dell’informazione” anche a scuola e nelle istituzioni educative ma molto più dai pari che dalle lezioni formali.
«Youth acquire search, evaluation, and creation behaviors in personal, social and academic contexts. Ethnographic studies demonstrate that youth learn from engaging with games, creative activities, and virtual communities in personal and social contexts. These shape young users’ social experience of the Internet as well as their notions of information quality.»
Il paper è ricchissimo di altri spunti e dati. Siamo su una delle frontiere fondamentali della ricerca sulla mediasfera digitale e le sue conseguenze culturali. Si tratta della costruzione di una nuova consapevolezza in termini di ecologia dell’informazione.
Si, lo studio ha analizzato l’idea di qualità dell’informazione da quattro angolature distinte così da offrire un panorama davvero esaustivo che, secondo quanto affermano i ricercatori, possa essere anche di riferimento per ulteriori analisi future. In particolare è stata esaminata:
La prospettiva etnografica: che definisce la qualità dell’informazione in base a quali criteri guidano la scelta verso un determinato tipo di informazione rispetto ad un’altra.
La prospettiva adulto – normativa: che definisce la qualità dell’informazione in termini di aspettative di risultato e norme
La prospettiva sistemica: che definisce la qualità dell’informazione in termini concettuali, astratti
La prospettiva prescrittiva: che definisce la qualità dell’informazione in funzione di quanto sia in grado di migliorare la condizione di vita dell’individuo, giovane o adulto che sia.
Il rapporto conclusivo integrale elaborato si compone di circa 150 pagine tutte da leggere ed interpretare per chi è interessato al tema.
E’ stata prodotta anche un’infografica [che ho pubblicato venerdì sul Giornalaio], per i più pigri o i meno coinvolti, riassume le evidenze salienti emergenti identificando con chiarezza quale siano le quattro aree di discriminazione, di qualificazione per trovare e valutare quale sia informazione di qualità per le nuove generazioni, per i cosiddetti digital natives.
Ciao
Pier Luca