Dopo il caso Path sono emersi altri casi analoghi. Si scopre che le apps hanno accesso a una quantità di dati che si trovano nel telefono. Alcune li usano senza dirlo agli utenti. Altre lo dicono in modo un po’ sibillino. Altre lo dicono esplicitamente.
Twitter registra le rubriche quando l’utente accetta di toccare il tasto che invita a cercare amici. Facebook pare piuttosto trasparente. Foursquare, accusata di fare come Path, assicura che non è vero.
Le analisi sono su:
The Verge
VentureBeat
LaTimes
Purtroppo non so a chi dar ragione … sicuramente le applicazioni che fanno questo “giochetto” sono molte … più di quante si possa immaginare.
Nel caso di Path e altri probabilmente gli scopi, seppur non nobili, erano finalizzati alla crescita e all’esperienza utente, ma viene da pensare … quanti usi illeciti o dannosi si potrebbero inventare per sfruttare questo problema ?
In questi casi volenti o nolenti è necessario un intervento forte legislativo o da parte di Apple, qualcuno, il più neutrale possibile, deve mettere dei paletti. Non incolpo Apple ma probabilmente la soluzione più veloce è che impongano l’autorizzazione dell’utente per avere certe informazioni come fanno per la localizzazione GPS.
E’ facile condannare Path … e moralmente li condanno. Ma mi metto anche al posto loro. Se stessi lanciando un progetto in cui pongo tutte le mie forze, risorse e speranze, con investitori che mi fanno pressione per vedere il famoso hockeystick e potessi sfruttare, legalmente, questa possibilità … non so cosa farei.
Posso garantirti che per far funzionare dei software che gestiscono dei database è inevitabile che si prendano dati correlati o database unici quali rubrica o posizione gps ecc.. ecc.. Quello che si può fare e integrare le App con la funzione di consenso o no d’accesso ai data base del nostro smartphon, questo ovviamente potrà incidere sul buon funzionamento del’ App.
oggi sul corsera morozov (p. 41) fa una proposta interessante (anche se a mio avviso un po’ utopistica): creare un un sistema di assicurazione obbligatoria per i danni online dovuti alla diffusione, al “furto” o alla permanenza dopo cancellazione di dati personali.
La questione del furto dati è da condannare fermamente. Ancora una volta la trasparenza è andata a farsi benedire. Condivido molto che c’è chi si sta facendo molto furbo giocando su questo “marketing della scusa” che è un parente ancora più affilato del “basta che se ne parli”. Direi che è giunto il momento di tenere gli occhi molto aperti e la guardia altissima contro questi “furbastri”. Ne ho parlato anche qui http://paoloratto.blogspot.com/2012/02/marketing-della-scusa.html
Sarà sempre peggio, visto la richiesta di sviluppare app che accedano a cloud privati o no e a centri di analisi dati e sempre maggiore!! Il discorso sta sotto a tutto questo il marketing diretto e fatto dal FATTO che l’utilizzatore con l’uso del tablet o dello smartphone con i suoi accesi ad internet e richieste di app, navigando l’ app memorizza le preferenze e le invia a banner pubblicitari mirati che ti si rivolgono contro. E’ la che certe App sono vulnerabili e modificabili dai Vendor a suo prò. Non sempre è colpa del sviluppatore ma ci sono termini contrattuali…
Sarà sempre peggio, visto la richiesta di sviluppare app che accedano a cloud privati o no e a centri di analisi dati e sempre maggiore!! Il discorso sta sotto a tutto questo il marketing diretto e fatto dal FATTO che l’utilizzatore con l’uso del tablet o dello smartphone con i suoi accesi ad internet e richieste di app, navigando l’ app memorizza le preferenze e le invia a banner pubblicitari mirati che ti si rivolgono contro. E’ la che certe App sono vulnerabili e modificabili dai Vendor a suo prò. Non sempre è colpa del sviluppatore ma ci sono termini contrattuali…