Google+ è diventato in poco tempo il quinto sito dal quale arrivano persone a questo blog. Il maggior numero arrivano ancora direttamente all’indirizzo. In seconda posizione ovviamente Google come motore. Al terzo posto coloro che leggono un post ricevuto in rss sul loro reader e vogliono andare al blog. Poi ci sono nell’ordine: Facebook, Twitter e Google+. Friendfeed è sceso al settimo posto.
Di certo, Google+ è anche un ottimo sistema per discutere. Ecco i commenti al post di ieri sull’indifferenza all’estero per le vicende italiane.
stamparlo e attaccarlo al muro, e rileggerlo spesso, così ci ricordiamo
magari, e iniziamo seriamente a pensare a quanto sia necessario
cambiare questo paese…
deprimente e vero. non è detto che non possa cambiare, ma leggere
queste righe mette veramente addosso una gran pena.
un bel post, grazie
dei commenti! per la verità, mi spiace che il post induca pena, ma
spero che aiuti anche a farsi qualche idea in più: in fondo chiarire i
termini di un problema potrebbe servire a fare qualche considerazione
sulle soluzioni… almeno serve a vederci dall’esterno, a superare con
lo sguardo l’ombelico cui troppo spesso si fermano i commenti italici
sugli italici… la leadership culturale ci sfugge da tempo, ma
continuerà a sfuggirci se non ci accorgiamo neppure di averne perduto le
tracce…
perchè vi affascinate così facilmente alle teorie che denigrano il
nostro paese, non ho trovato una seria motivazione in quell’articolo
sennò qualche sterile polemica politica. quale sarebbe un paese che
avanza. negli stati uniti, che voi esterofili portate sempre come grande
esempio di meritocrazia ci sono due famigle ai vertici da 25 anni
(Clinton/Bush). davvero non vi comprendo e non vi condivivo. con tutto
il rispetto, mi sembra che vi lasciate trasportare troppo facilmente
dagli entusiami al negativo verso l’Italia.
dovrebbe interessare dell’Italia? Cosa viene di nuovo in qualsiasi
settore? In cosa siamo all’avanguardia? Nessun confronto con gli altri.
Semplicemente trovo condivisibile il fatto che noi, in questo momento,
non siamo un paese interessante.
I
profeti dei tempi moderni, osservando un sistema economico in crisi
predicano la crisi “radiale” che tocca ogni forma d’arte e di
espressione; ci mancava un giornalista di libé che con il suo occhio
tumefatto da una crisi in terra di Spagna o di identità dei giovani
parigini aveva tanta voglia di dire “l’italia non interessa più!” e come
unità di misura utilizza la presenza di giornalisti stranieri alle
elezioni di Napoli e di Milano. Scusate qualcuno conosce vagamente chi è
il sindaco di Madrid o di Barcellona? io non ne ho idea!
Un famoso
editorialista del Guardian, in occasione del G8 all’Aquila, nel 2009
“osservava” che era meglio far uscire l’Italia dal G8 a favore della
Spagna! Un certo Julian Borger, un profeta, tenetelo d’occhio!
L’Italia
è un grande paese, chiedetelo a chi acquista o vende i nostri prodotti,
la nostra bellezza che, al contrario dell’ottimismo, è molto più
virulenta della bruttezza, sua antagonista.
bene, va bene. Ognuno ha i suoi sogni ed i suoi punti di riferimento.
Io amo l’Italia perché ci sono nato e perché ci sono sempre stato bene
però mi sono formato l’idea, giusta o sbagliata che essa sia, che si
tratta di un paese conservatore, familista, troppo attaccato alla
conservazione dell’esistente e poco aperto alla modernizzazione, in
tutti i sensi. Basta frequentare un’università come studente o come
docente o anche come semplice osservatore per vedere di che pasta è
fatto il bel paese. Dopodiché si sente in giro che siamo un gran paese,
maestri del gusto e del bello. Certamente l’Italia è un gran museo a
cielo aperto, non ‘è dubbio ed un certo gusto lo si respira di
conseguenza ma per il resto io lo trovo poco interessante proprio come
lo spagnolo da cui siamo partiti. E non c’è nessuna complicità o
esterofilia. semplicemente così mi pare.
non dispero affatto che la situazione possa cambiare, ma è un fatto che
oggi l’italia è fuori dai giochi anche nei settori in cui siamo stati
grandi in passato. qui a milano continuano ad esserci studenti
stranieri, che adorano stare qui ma alla fine non ci restano mai, a
differenza di quel che accade ai nostri amici che vanno a fare
esperienza in numerosi paesi esteri. inoltre faccio presente che negli
stati uniti ci saranno anche due famiglie che governano da 25 anni, ma
quello che governa più di tutti, beh, quando l’hanno eletto ha
rappresentato una bella sorpresa. può capitare anche qui. ma per ora, il
giudizio del giornalista mi sembra rispecchiare una triste verità.
è numero uno nel vino, nel cibo, nella moda, nel turismo, nelle
tecnologie militari, nell’artigianato, nella medicina, nella
letteratura, per certi versi nel cinema, nelle tecnologie estrattive e
nel settore dell’energia, poi ha mille problemi, ma questi non si
risolvono facendo le pecore fuori dal gregge in campo internazionale.
Non comprendo chi dileggia l’Italia quando si confronta con persone di
altri paesi, quasi vaneggiando una diversità che alla fine si risolve
solo in un atteggiamento ruffiano e quasi da voltagabbana. Vi prego
tirate fuori gli attributi TUTTI e mostriamo di che pasta è fatta la
nostra gente!!! con stima e amicizia.
anni che cerco di raccontare come giornalista le innovazioni italiane e
le storie che ci incoraggiano a vivere questa epoca con spirito
costruttivo. Non c’è alcun motivo per essere pessimisti. Ma quello che
il pezzo ci aiuta a vedere è un’altra cosa. Per essere protagonisti, per
attrarre talenti e capitali, occorre generare una fascinazione
speciale, tipica di quest’epoca: il cambiamento genera spaesamento un
po’ dovunque non solo in Italia, ma chi si dà una prospettiva e riesce a
comunicarla, attrae; e lo fa (anche) per una capacità di leadership
culturale che in questo momento ci manca: considerare questo aspetto è
importante mi pare. Le nostre aziende migliori sanno vendere all’estero,
in parte anche in nome del ricordo di una forma di leadership che
abbiamo avuto e le cui fonti culturali autentiche dobbiamo tornare
coltivare… Mi pare.
ti seguo da sempre e riconosco quanto tu sia un vero Spot vivente
all’Italia. però non mi pare che in giro per il mondo ci siano esempi
migliori: enron, news world, Lehman Brothers, British Petroleum, sono
grandi aziende del mondo occidentale che hanno brillato per leadership
positive. In Italia abbiamo aziende che volano a mille. vogliamo parlare
della grande industria pesante, a parte la controversa condizione di
Fiat, la decadenza dei grandi gruppi industriali non mi sembra per forza
un dato negativo, qualche acciaieria in meno e dieci produttori di
finissimi spilli in più non guasterebbero, mantenendo le stesse capacità
occupazionali. se poi parliamo dei politici allora sono pienamente
d’accordo con te, ma torniamo sullo stesso punto, di leader politici
democratici significativi al mondo ne conto pochissimi (non certo il
deludente Obama, che vanta ancora un Nobel a sbafo). davvero un pizzico
di orgoglio in più non guasterebbe, come vedo dai commenti.
breve post che avevo messo non voleva essere pessimista o da adoratore
dello straniero. Anzi, personalmente a 35 sono tornato nel nostro Paese
lasciando un posto di lavoro molto interessante in olanda per poter dare
il mio contributo qui. Il punto è che in questi anni è stato demolito
qualcosa di terribilmente impalpabile e difficile da ricostruire, che è
una rete di tela di ragno che parte dal sistema educazionale, passa
attraverso quello culturale e forma la base su cui costruire la
sensibilità di un intera società, l’apertura e la voglia di cambiare e
migliorare. Innovazione e ricerca, senza cui l’innovazione sortisce
l’effetto di rendere dipendente e non indipendente un paese,
disgraziatamente non si inventano. Il problema non è sentirsi succubi
della spagna o dell’italia, il problema è che da noi non viene più
nessuno a investire, a studiare e fra un po’ neppure a fare le vacanze.,
visto quello che offriamo. molti resistono e fanno il possibile, ma
un sistema Paese non è un insieme di molti eroi. bisogna prendere
coscienza che molti sistemi non si possono “comprare” , ma vanno
costruiti e una volta persi ci vuole un sacco per rimetterli in piedi.
comunque dai posto si capisce che almeno noi non molliamo, anche se la
pensiamo diversamente ;DD
E’
tipico di ogni generazione il desiderio voler velocizzare i processi di
rinnovamento, ma la velocità con cui oggi ci scambiamo opinioni
accrescendo il nostro bagaglio di informazioni non ha eguali e questo
farà la differenza. Forse bisognerà aspettare ancora un po’ e la nuova
ideologia, basata sull’importanza di programmare il futuro, cosa in cui
abbiamo fallito negli ultimi 30 o 40 anni (i miei), probabilmente
passerà attraverso quei giovani che oggi conoscono il precariato e danno
il giusto valore all’idea di “futuro”. Nelle pubbliche amministrazioni,
negli uffici postali, nelle scuole c’è un piccolo esercito di giovani
che danno valore alla parola futuro perché ci pensano in ogni istante, e
li noti perché sono diversi, lavorano a testa bassa, costruendo quel
momento: prima o poi toccherà a loro guidare.
Ecco la mia “vision” e da questo nasce la mia diffidenza: come farà la stampa internazionale a vedere tutto ciò?
Non è questione, almeno da parte mia, di vedere il bicchiere mezzo
vuoto o di non apprezzare il proprio paese. Non voglio però nemmeno
chiudere gli occhi… Tu citi ambiti di eccellenza nel ns paese, che
sono riconosciuti certo, ma sono d’aiuto (come dovrebbero) nel
miglioramento del paese? No.
Non siamo in grado di valorizzare le
nostre eccellenze e il nostro patrimonio, nessuno dice che non ci sia
nulla da valorizzare, anzi.
Dobbiamo semplicemente renderci conto che la vita di rendita
che abbiamo fatto fino ad ora (arte, cucina, turismo. etc.) non
possiamo più farla, che il paese per stare al passo deve migliorare
molto anche da altri punti di vista, perchè se siamo un paese senza
etica e senza morale i nostri giovani e le nostre eccellenze non faranno
altro che scontrarsi con un sistema che li blocca, li ostacola.
Non
attiriamo investimenti, come dice qualcuno, e per un paese alla
disperata ricerca di sviluppo è un dramma: non li attiriamo perchè
all’estero (critichiamoli quanto ci pare) non ci considerano
competitivi, nonostante le nostre eccellenze. Capire questo, accettarlo
come dato di fatto, non è disfattismo, è il primo passo per riconoscere
il problema e risolverlo.
intendi quando dici: “Tu citi ambiti di eccellenza nel ns paese, che
sono riconosciuti certo, ma sono d’aiuto (come dovrebbero) nel
miglioramento del paese? No.” non capisco cosa dovrebbero fare questi
soggetti.
Intendo dire che proprio perché operano in un sistema inefficiente,
marcio, vecchio, non incline al cambiamento, questi ambiti esistono, ma
non possono fare nulla. non portano sviluppo, non sono valorizzate, non
esprimono il loro vero potenziale (che se serve solo a far arricchire
pochi allora non è funzionale al paese )
dispiace ma su questo ragionamento non riesco a seguirti. è naturale
che un’azienda distribuisca tanti stipendi e alcuni super profitti. se
poi siamo a criticare questo metodo, allora è un altro discorso.
prendiamo ad esempio Autogrill, leader assoluta nel proprio settore,
perchè secondo te non porterebbe sviluppo, che dovrebbe fare altrimenti?
che funzioni in un certo modo, e visti i tempi, che cambi anche in
fretta. Noi non l’abbiamo, l’articolo dice quello, non capisco come si
possa non essere d’accordo o vedere una riflessione di questo tipo come
negativa verso il paese, senza invece cogliere lo spunto importante di
riflessione che suggerisce.
completamente d’accordo con te sulla necessità di rivedere il nostro
sistema produttivo e di consumo. il fatto è che in realtà mentre ne
parliamo lo stiamo già facendo e tanti altri lo stanno facendo
silenziosamente, come è sempre accaduto nella storia. il cambiamento
avviene… noi ne siamo una piccola parte e spesso ci sembra che tutto
sia fermo perchè lo guardiamo dalla nostra prospettiva. Molto stimolante
questa discussione, spero arrivino altri contributi.
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