Gmail ci legge la posta, ovviamente. E, pare, fa bene
18/07/2011 10:07
13 Min Read
E dunque il caso era questo. “Ho scritto un messaggio su Gmail col quale mandavo una cosa in allegato a qualcuno. Invio, e subito Gmail mi dice qualcosa come: ‘hai scritto attachment nel testo ma non hai allegato nulla, sei sicuro o te lo sei dimenticato?’ Gmail mi ha letto il messaggio, ha visto che parlavo di un allegato, ha visto che non avevo allegato nulla e mi ha avvertito. Questa è un’invasione della privacy ma è comoda. Che cosa pensarne?”
La segnalazione ha generato su G+ un grande scambio di informazioni e opinioni. Che mi sembra giusto riportare qui, per la sua ricchezza di informazioni e punti di vista. Alla fine, si ha l’impressione che si tratti di una feature accettabile. Anzi, benvenuta. Ma che lascia vagamente inquieti, solo un po’…
Nicolò Risitano – fino a poco tempo fa era nei labs, si poteva abilitare o no… non so se ora è attiva di default.
Ieri alle ore 17:06
Gennaro Giugliano – E’ tutto un mondo alla rovescia…..speriamo un giorno di non doverci pentire per la nostra gentilezza…….
Ieri alle ore 17:07
Indrit Maraku – A me è capitato un paio di volte e lo trovo semplicemente molto comodo.
Ieri alle ore 17:08
Joachim Thomas – una cosa che esiste da un po’ in Thunderbird… non l’ho ancora vista in gmail 😉
Ieri alle ore 17:08
Carlo Mazzocco – A me sembra comodo. Google ha solo implementato una ricerca nel testo delle mail per parole chiave predefinite come “allegato”, “attachment” e simili + un controllo incrociato nel caso non trovasse nulla in allegato. Non ci vedo nulla contro la privacy, sinceramente
Ieri alle ore 17:08
Giulio Valentino Dalla Riva – Non so se è una invasione della privacy: gmail (come qualsiasi altro account di posta) deve sapere cosa hai scritto per poterlo mandare. E quel dato non dovrebbe andare da nessuna parte…
Ieri alle ore 17:10
Carlo Paschetto – confermo, nei labs da parecchio. sulla comodità dipende, a me è capitato più di una volta di parlare di allegati in generale nel testo della email e di ricevere di conseguenza la segnalazione impropriamente.
Ieri alle ore 17:12
Emiliano Carlucci – Molto più semplicemente e meno maliziosamente, gli ingegneri di Google hanno impostato un paio di controlli testuali per evitare errori e agevolare la user experience. Solo che se lo fa Google, siamo portati a pensare male 😉
Ieri alle ore 17:12
Antonello Sechi – Beh, Thunderbird lo fa da una vita ed è effettivamente molto comodo.
Ieri alle ore 17:15
Gianluca Nicoletti – anche se scrivi “ti allego” o “allegato” ti dice la stessa cosa….
Salvatore Larosa – Non so se definirla invasione della privacy: nel caso riportato, un utente ha semplicemente interagito con una applicazione che ha fatto l’analisi di keyword nel testo. Dovrebbe essere business as usual: nel momento in cui usi una applicazione per gestire i tuoi dati, l’applicazione “ragiona” sui tuoi dati. Proviamo ad applicar un po’ di pensiero laterale:
– se il tuo client di posta invece che essere via Web fosse stato stand alone sul tuo PC o Mac ci si sarebbe ugualmente posti il problema?
– sono sul sito della mia banca e sto facendo un boni fico. Durante l’operazione mi apapre una finestra che dice “attenzione! Effettuando qesta operazione il tuo saldo corrente non sarà sufficiente per coprire le operazioni RID preimpostate per questo mese, salvo ulteriori versamenti. Confermi che vuoi procedere?” La banca ha invaso la mia privacy?
Ieri alle ore 17:25
Luca De Biase – ne deduco che collettivamente lo consideriamo un servizio utile e accettabile, personalmente approvo… 🙂
Ieri alle ore 17:31 – Modifica
Fabio Orlando Bernardini – D’accordo con +Salvatore Larosa, è un comportamento “applicativo”, nulla d’invasivo, personalmente apprezzo molto il servizio che ti propone i nomi delle persone che più frequentemente ricevono tuoi messaggi indirizzati a due o più persone, in modo che tu non ne dimentichi qualcuno.
Ieri alle ore 17:33 (ultima modifica:Ieri alle ore 17:35)
Mariela De Marchi Moyano – Comodissimo, lo uso da tanto. Nei Labs trovi anche altri strumenti interessanti, come quello del controllo della tua lucidità quando mandi email nel cuore della notte. Tu stabilisci l’orario (ad esempio tra le 2 e le 6 am) e il livello di difficoltà delle prove, se mandi una mail in quell’orario Gmail ti propone delle semplici operazioni di aritmetica. Se rispondi bene (hai un tempo massimo) il messaggio viene spedito, se non rispondi bene rimane fra le bozze e Gmail ti impedisce di spedirlo. Ottimo per le mail delicate che in certi orari potresti scrivere in modo un po’ scriteriato, per usare un eufemismo 🙂
Ieri alle ore 17:36
Luca Conti – che Google “legga” la posta non è una novità 🙂
Ieri alle ore 17:37
Gino Tocchetti – allora tutti i correttori ortografici sarebbero violazioni della privacy? diciamo che accettiamo questa invadenza finche’ “e’ abbastanza stupida” o “senza memoria”. Indubbiamente dietro a tutto questo c’e’ un patto di lealta’: se dovessimo scoprire che viene violato, penso si incazzerebbero in tanti.
Ieri alle ore 17:40
Davide Bocelli – Io ho attivato questa cosa in Google Labs da tempo. E’ intelligente. Quanto alla privacy il discorso è lunghissimo. Ma il tuo testo per definizione sarà sempre letto dai server e analizzato in ogni caso. Se poi c’è una funzione di questo tipo oltre alle centinaia che non vedi, allora non c’è problema – l’altra possibilità è usare la penna d’oca 🙂
Ieri alle ore 17:42
Marco Pancini – Ciao Luca, è una funzione di Gmail che si chiama forgetten attachment detector e si basa sulla presenza di parole chiave nella bozza dell’email che l’utente sta inviando, non sull’utilizzo di alcun dato personale: per maggiori info http://goo.gl/FYDh ehttp://goo.gl/2Nmr4
Ieri alle ore 17:42
Luigi Cannella – Insomma, Gmail, come una irreprensibile badante tecnologica, ci assiste un tutto.
Ieri alle ore 17:48
Claudio Menzani – Assolutamente favorevole. Ed in ogni caso in questo ‘mondo’ conviene conoscere le regole altrimenti i rischi possono essere alti.
Ieri alle ore 17:52
Gabriele Garavini – thunderbird lo fa regolarmente. certo non la si può considerare “invasiva” come gooooogle
Ieri alle ore 17:53
Maurizio Nicosia – A me è capitato di notare, in testa ad alcuni scambi epistolari via gmail, dei messaggi pubblicitari discreti ma inequivocabilmente correlati agli argomenti in questione. Un solo esempio; in testa a uno scambio con un amico, con cui si discuteva la composizione di un suo foto libro, è apparsa la pubblicità di “foto su tela pittorica” (e v’è tuttora), e così via.
Mi sembra evidente che il motore di ricerca ha questa primaria funzione: indicizzare ciò che può coincidere con tag impostati in AdWords.
Luciano Giustini – A parte, vedi alla voce “News of the world”. 🙂 Ma per me aspettarsi troppo dalla privacy è (generalizzando) un errore. Nello specifico: Gmail aveva già fatto accettare da tempo che leggeva parole chiave nella mail: perché scandalizzarsi? Invece di utilizzare keyword per la puibblicità, le utilizza per nostra utilità.
Ieri alle ore 18:14 (ultima modifica:Ieri alle ore 18:15)
Marco Schwarz – Almeno fino a qualche tempo fa, il messaggio d’avviso sugli attachment era un’opzione di google labs. Sei sicuro di non averla attivata tu?
Ieri alle ore 18:23
claudio zamboni – Credo siano funzionalità utili, considerando anche che chi legge il testo non è una persona, ma un software. In linea più generale penso questo sia un buon esempio per rappresentare la necessità di ripensare al tema della privacy alla luce dei cambiamenti sopraggiunti nelle modalità con cui ci relazioniamo agli altri, nel privato e sul lavoro.
Ieri alle ore 18:29
Paolo Barresi – Secondo me dovremmo interrogarci sull’incredibile disponibilità dei navigatori a regalare la propria riservatezza in cambio di servizi più “comodi”. Un tale controllo di dati personali non esisteva nelle peggiori dittature del XX secolo.
Ieri alle ore 18:36
Maurizio Nicosia – ” Invece di utilizzare keyword per la puibblicità, le utilizza per nostra utilità”. Come “invece”, +Luciano Giustini? Le utilizza proprio per la pubblicità. Ho fatto un solo esempio, sopra il tuo intervento, ma ne potrei fare altri.
Io sono un po’ inquieto: sono tantissimi i dati, ormai, che possono incrociare per “profilarci” sotto diversi punti di vista. E ciò aumenta esponenzialmente col mobile.
Ieri alle ore 18:47
Mariela De Marchi Moyano – Ma, scusate, qualcuno ci punta con una pistola per comprare prodotti che ci sono apparsi nella pubblicità contestuale? No. Qualcuno in carne e ossa legge le nostre mail? No. Io tutta questa preoccupazione per la privacy la ridimensionerei di parecchio.
Ieri alle ore 18:53
fabio pisanu – c’è da tempo la funzione, è comodissima..
Ieri alle ore 18:54
Giovanni Cappellotto – E se la dicessimo in un altro modo ? Google, Facebook, Apple, Microsoft, hanno tutti una visione imperiale della rete e lottano per diventarne il sistema operativo dominante. Oggi siamo qui su Google+ a guardare il social network e a dire quanto più bello è della concorrenza, e siamo solo dei Troiani che ammirano il cavallo ideato da Ulisse. Non potremo fare a meno di Gmail, di Android, di Google+ (ammesso che abbia successo) e di altro ancora a venire, plasmando vite e modelli di business preordinati e senza fantasia (e concorrenza) -:)
Ieri alle ore 19:04 (ultima modifica:Ieri alle ore 19:05)
Ruggero Tonelli – PS: Se vuoi preoccuparti chiedi a Carlo Piana di quando si è mandato su Gmail una foto della moto nuova e le pubblicità di Google sono cambiate di conseguenza…
Ieri alle ore 19:07
Claudio Vinco – Comodo; polpastrelli a tasti come monitor a occhi Ma se si tratta di privacy, il mouse o il touch screen gli utilizzo come mi pare 3-)
Ieri alle ore 19:25 (ultima modifica:Ieri alle ore 21:16)
Luciano Giustini – Maurizio intendevo oltre alla pubblicità. Invece di utilizzare la parola ‘attachment’ per la pubblicità, o oltre a questo, l’algoritmo ti manda un avviso. Le parole sono il pane quotidiano degli algoritmi di big g 😉
Ieri alle ore 19:40
sandro sandri olmo – inquietante… comunque ho provato anche io ma lo ha inviato come se nulla fosse….
Ieri alle ore 20:06
Marco Esposito – A me è successo più di una volta. Spero riguardi solo la parola “allegato”. Ma certo, fa pensare
Ieri alle ore 20:07
Francesco Bottigliero – Mi succede da un anno circa (utente Google Apps) e sapendo come funziona personalmente non mi inquieta e la trovo utile. Non è più invasiva degli annunci che appaiono a destra dentro gmail e che sono contestualizzati e profilati sulla base dei contenuti dei messaggi inviati e ricevuti
Ieri alle ore 20:20
Sean Carlos – È un errore, a mio avviso, a pensare a privacy e un messaggio di posta elettronica. Per raggiungere la loro destinazione, i messaggi girano in chiaro attraversare diverse macchine, così è l’architettura ridondante della rete Internet – e, almeno sulla carta, un amministratore di sistema potrebbe leggere un messaggio che passa. Per questo motivo non si dovrebbe mai inviare un nome utente e password in una mail. Nel caso di google, si tratta di una lettura del messaggio da una macchina, non da una persona, già come fanno alcuni sistemi vecchi di anti-spam. Per me il problema di privacy nasce solo se un messaggio viene letto da una persona non fra i destinatari, ma il rischio è già compreso nel sistema.
Ieri alle ore 20:28
Fabrizio Pecori – Per me il bilancio – inevitabile nel digital world – sta quasi immancabilmente dalla parte dei servizi: al massimo potremmo concederci di rilanciare con gli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola nella semioscurità delle nostre camerette.
Ieri alle ore 21:06
Rocco Rossitto – su thunderbird c’è da un bel po’, quando trova parole tipo “allegato” o “.pdf” o “attachement” e altre cose parole che possano richiamare gli allegati parte il messaggio di promemoria.
Ieri alle ore 21:09
leonardo glisselss – Insomma De Biase, un’altra occasione per dire qualcosa di intelligente eh? 🙂
Ieri alle ore 21:22 (ultima modifica:Ieri alle ore 21:40)
Simone Moriconi – Si esiste anche in Thunderbird. A mio parere la privacy di Google ce la giochiamo piu con G+ che con Gmail 🙂
Ieri alle ore 22:26
Edoardo Giovanni Raimondi – beh tutto google si fonda su un’immensa violazione della privacy. anche solo latitude, che per condividere la posizione con gli amici consente a BigG di tracciare tutti i nostri spostamenti. ormai si direbbe ci abbiamo fatto il callo =)
Salvatore Dimaggio – Un tempo nessuno si preoccupava della propria privacy. Poi si è sviluppata la consapevolezza della sua importanza e, parallelamente, le tecnologie che la vulnerano…credo che cresceranno entrambe. Non mi meraviglierei se in futuro circoleranno liberamente sul web anche i nostri dati sanitari e non mi meraviglierei se google ci ricordasse di prendere quella particolare pillola prima del pasto:)
07:41
Dario de Judicibus – Stessa cosa che è successa a me… certamente è comoda, ma evidenzia un problema: noi in effetti non sappiamo quanto effettivamente del contenuto e soprattutto della semantica del contenuto venga effettivamente catturato dai fornitori di servizi in rete. Nel mondo reale, in situazioni analoghe, ci premuriamo con leggi e contratti a riguardo (pensate alla privacy su dati medici o legali), ma qui, anche per il carattere globale della rete, manca una trasparenza alla quale nessuno sembra far caso. Perché?
08:44
Salvatore Larosa – Boh.. Per me è una questione che stiamo gonfiando un po’ troppo. La domanda iniziale è se una funzionalità che analizza il testo per keyword tipo “allegato” al fine di segnalare all’utente, al momento dell’invio, che forse non ha inserito l’allegato sia o no una violazione della privacy o no. Che poi tale funzionalità venga dal cattivo Grande Fratello Google e le colpe generali di Google nella gestione della privacy per altri servizi, sono accostamenti che non cambiano la natura della domanda iniziale. La privacy è importante ma funzionalità come quella di Google son presenti in tanti alti software, compreso il nobile Mozilla baciato dalla Electronic Frontier Foundation.
09:19
Enrico Marongiu – La funzionalità è utile. Per quanto riguarda la privacy, i messaggi sponsorizzati nella testata vengono elaborati leggendo i contenuti delle email (almeno questa funzionalità ha una qualche utilità). Se non ricordo male c’è stato un aggiornamento specifico delle condizioni della privacy a riguardo, e un po’ di clamore (soprattutto negli USA). FFI http://en.wikipedia.org/wiki/Gmail#Privacy
09:20
Salvatore Larosa – Scusate ma avete letto su Wikileaks a proposito di Google e dei suoi servizi “segreti” per le aziende che cercano informazioni sui dipendenti e potenziali candidati?
Sembra che il correttore ortografico di Google Docs, certamente comodo, raccolga i dati relativi agli errori di grammatica di ciascun utente, po li quantifica in uno “scholastic index” che indica qual è il nostro livello medio di ignoranza e li associa a dei profili segreti che vengono venduti ai potenziali datori di lavoro, insieme al numero medio di occorrenze di “PD” e “PDL” per generare un “poltical index” che denota, con una certa probabilità, le nostre tendenze politiche. Google starebbe inoltre lavorando inoltre ad un “sexual index” in base alla frequenza e contesto delle parole “gay” “lesbian”, “straight”, “Luisa Corna” etc nelle email che inviamo.
09:22
Igor Principe – E’ capitato anche a me. D’istinto pensi a Orwell. Poi ti viene in mente un Fratello Grande che ti dà una mano. E ti calmi.
09:42
Massimo Romano – Sicuramente è invasivo, ma cavoli se è comoda!!!
10:23
Joachim Thomas – +Salvatore Dimaggio E’ di poche settimane fa l’annuncio di Google della “chiusura” di Google Health…. le basi c’erano già 😉
10:24
Sara Rocutto – Ma non funziona effettivamente sempre. Ne consegue che è un servizio solo parzialmente utile (le due volte che ha provato a convincermi che forse desideravo allegare qualcosa, beh, non avevo da allegare proprio nulla…).
Con me il rilevamwnto di potenziali allegati è stato finora inutile (in tutti i casi c’era solo la casuale ricorrenza della parola nel testo). Google ‘finge’ di saper leggere solo singli elementi lessicali, quando in realtà possiede la tecnologia per leggere in automatico unità di senso maggiori… Quoto @Nicosia e confermo. Sì gli AD discreti in linea con gli argomenti dei msg ci sono da un po’. Se Google usa bene i suoi poteri? Bisognerebbe costringerceli i giganti alla lealtà (poco poetico, però c’est la vie…). Come, dove, quando?
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Con me il rilevamwnto di potenziali allegati è stato finora inutile (in tutti i casi c’era solo la casuale ricorrenza della parola nel testo). Google ‘finge’ di saper leggere solo singli elementi lessicali, quando in realtà possiede la tecnologia per leggere in automatico unità di senso maggiori…
Quoto @Nicosia e confermo. Sì gli AD discreti in linea con gli argomenti dei msg ci sono da un po’.
Se Google usa bene i suoi poteri? Bisognerebbe costringerceli i giganti alla lealtà (poco poetico, però c’est la vie…). Come, dove, quando?