Un uomo non è mai solo al comando. Anche se un uomo sbagliato al comando può fare molti danni.
Ieri sul Financial Times, Paola Sapienza e Luigi Zingales (l’economista che ha proposto soluzioni draconiane per il debito pubblico italiano in un significativo articolo scritto con Roberto Perotti sul Sole) hanno commentato la crisi del debito italiano. Il titolo era: Blame Silvio’s antics for Italy’s bond market fall. Colpa di B., insomma.
Il fatto è che gli interessi richiesti dal mercato per acquistare i titoli del debito pubblico italiano sono saliti a una distanza tale da quelli tedeschi da far scattare l’allarme generale. Come si sa, se l’interesse sale troppo il deficit aumenta e il debito può andare fuori controllo (ci si deve indebitare sempre di più per pagare gli interessi sul debito, ecc ecc). La manovra adottata in lodevole velocità dal Parlamento è probabilmente insufficiente, ma sicuramente troppo dilazionata nel tempo e vagamente “furbetta”, dal punto di vista politico, visto che sposta tutti i sacrifici a carico del prossimo governo.
Sapienza e Zingales ricordano che il credito si fa a chi si “crede” sia solvente. Se il debitore è poco credibile diventa rischioso e il tasso d’interesse sale. E la tesi di Sapienza e Zingales è che l’Italia è poco credibile perché il primo ministro – e in buona parte anche il suo governo – è poco credibile.
Varie ricerche, condotte anche da Sapienza e Zingales, hanno dimostrato che la condotta del presidente del Consiglio è talmente riprovevole agli occhi degli americani e degli altri europei che questi hanno perso fiducia e stima per gli italiani, tanto che si dimostrano sempre meno disposti a comprare merci italiane: e ancor meno debito italiano. Sicché, dicono i due economisti, le colpe di B. ricadono su tutti gli italiani.
Penso che occorra aggiungere una circostanza, per interpretare bene i dati e la sfiducia degli altri occidentali nei confronti dell’Italia e degli italiani.
Il caso B. è certamente un peso immenso sulla qualità dell’immagine italiana. L’Economist ci è andato giù pesante. Da tempo. Ma le popolazioni abituate alla democrazia che ci condannano non sono solo propense a pensare che un politico di quel genere sia poco credibile e non fanno l’errore di ritenere che la scarsa credibilità di un politico equivalga alla scarsa credibilità di un paese: in realtà, a mio avviso, essendo democratiche, non riescono a comprendere come gli italiani se lo possano tenere, quel politico.
Insomma: B. è B., ma se gli italiani non lo cacciano e anzi gli danno ancora tanta fiducia, vuol dire che sono poco credibili anche loro.
Due problemi in uno, dunque. Ma se sul fatto che B. sia B. c’è poco da fare, sull’altro fatto, che gli italiani continuino ad approvarlo, qualcosa da fare c’è. Un uomo non è mai solo al comando. E da solo non comanda più.
Mah, allora Tremonti al comando. Ma no, anche quello non va bene… chissà perchè. Allora chi ? Mi sbaglierò ma siamo di fronte al solito giochino dei soliti interessati a una parte che fanno caciara sul tutto. E la parte, oggi, sono diverse aziende pubbliche italiane: ENI, ENEL e Finmeccanica, soprattutto, ossia petrolio, energia e armi, insomma le poche cose che ci sono rimaste che valgano qualcosa a livello internazionale. A volte il gioco è tanto scoperto da essere quasi patetico: basta vedere le proposte di Zingales & Co., affondate, proprio sulle privatizzazioni, da un bell’articoletto tagliente come una lama di Antonella Olivieri sul Sole 24 Ore.
A proposito, e la proposta del FT che Napolitano rimuova Berlusconi e ci metta un governo tecnico. In base a quale regola costituzionale (ecco, l’ho evocato, il Grande Cocomero)e demcratica (che per molti del ceto riflessivo, ossia che guarda il proprio riflesso allo specchio e si dice, come sono figo, e come la pelle del coso, che va avanti e indietro quando serve), la vogliamo commentare ? E la proposta di quintuplcare (almeno) le rette universitarie del suddetto Zingales, le vogliamo commentare ? Altrimenti, giovani, come diceva Brancaleone, stiam a prenderci per le natiche.