Il professor David Lane (tra i pionieri della scienza della complessità) vede l’idea di intelligenza collettiva non come una metafora ma come una realtà. La deduce dal comportamento della specie umana, che si coordina a un livello che nessun individuo riesce a comprendere appieno: nessun individuo comprende il sistema telefonico, la città, la globalizzazione… Queste sono diverse intelligenze collettive all’opera. È un po’ come se gli individui fossero neuroni, parte di un cervello: un neurone non sa comprendere un concetto, ma molti neuroni lo generano; lo stesso vale per gli individui e la collettività. Lane è convinto che non possiamo essere in grado come individui – e non potremo in futuro – comprendere le intelligenze collettive. Che sono di fatto più avanzate delle intelligenze individuali. Le forme della comunicazione, dunque, sarebbero come i meccanismi delle sinapsi e degli scambi di energia nel cervello. I neuroni specchio sono una forma fisicamente visibile di “sinapsi” tra individui..
La domanda è: l’intelligenza collettiva è intelligente o stupida? E soprattutto: noi possiamo farci qualcosa? Il design dei fenomeni emergenti (non orientato a svolgere una funzione prevedibile specifica ma a generare conseguenze) è la materia di indagine per testare le risposte all’ultima domanda.
Ho incontrato David Lane a Fet11. C’è anche il mitico Stefano Mancuso (da vedere il suo video a Ted).
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