Norman Potter ha scritto un libro sulla vita quotidiana del designer che diventa insieme un manuale pratico e il racconto razionale di un’esperienza umana fondamentale. Può accompagnare il curioso nell’esplorazione di un mestiere e può servire all’apprendista nella definizione di un percorso professionale. Come del resto può costituire per il professionista affermato un punto di riferimento per riflessioni profonde sul suo ruolo sociale, economico e culturale.
Potter discute della definizione di designer, dei suoi sconfinamenti nel territorio dell’arte, sui criteri di valutazione della qualità nel design. Accosta il designer all’artigiano, senza per questo farne un principio cogente, ma osservando come sia il designer che l’artigiano abbiano un rapporto sostanzialmente simbiotico con l’oggetto che realizzano: maneggiare l’oggetto e gli strumenti che servono a crearlo è parte integrante del pensiero e della cultura del designer, come lo è per l’artigiano. E se casomai l’esplorazione del nuovo che il designer compie si differenzia dalla ripetizione del tradizionale che l’artigiano spesso esercita, questo non vale per principio ma forse solo per pratica. E conduce il designer a dover compiere altre azioni, come la lettura di libri che lo aiutino a raccontare a se stesso e agli altri la storia che vede nei suoi oggetti, come lo studio dei nuovi materiali che risolvono i problemi aperti dai suoi progetti innovativi.
Non mancano le pagine dedicate alla pratica vera e propria, quasi manualistiche. Diverse dalle altre per prosa, finalità e colore delle pagine. Che attestano un approccio umile al compito del designer che fa del libro una dimostrazione di rispetto nei confronti di tutti.
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