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La civiltà della cura

Fino a qualche tempo fa, le cataratte erano una malattia piuttosto invalidante. Le persone che avevano un cristallino opaco finivano per vedere male anche aumentando molto la potenza degli occhiali da miope. 

Il problema è noto dall’antichità ed è descritto da Aulo Cornelio Celso e Galeno tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo. E fin da quei tempi veniva curato.

È uno dei modi più interessanti di definire la civiltà: come gli umani curano gli altri umani. Il ruolo sociale dei medici e degli studiosi di medicina è certamente centrale nelle grandi civiltà più antiche, dalla Cina all’India, dal Mediterraneo all’America precolombiana. 

La legittimità di quel ruolo, peraltro, cambia nei diversi contesti. Per lungo tempo, le cure tradizionali sono restate immutabili. Nel caso della cataratta, per almeno 1700 anni si è usato uno strumento appuntito per spostare il cristallino opaco e liberare la pupilla, ottenendo qualche miglioramento della vista. 

Proprio nel Rinascimento, questi metodi tradizionali hanno cominciato a essere contestati. La pubblicistica e il teatro hanno cominciato a prendere di mira i medici che invece di occuparsi dei malati non facevano altro che ripetere vecchie pratiche di scarsa qualità, o in certi casi vagamente superstiziose, come mostra “Il malato immaginario” di Molière e una quantità di canovacci della commedia dell’arte. Quando il medico diventa establishment e si cura più di sé stesso che degli altri perde il suo ruolo sociale.

Lo salva la ricerca e la dedizione.

Il progresso scientifico e tecnologico dopo il Rinascimento, l’Illuminismo e la Rivoluzione Industriale hanno generato straordinari avanzamenti nelle cure. E aperto la strada a una nuova legittimazione sociale dei medici.

Il cristallino oggi viene rimosso usando gli ultrasuoni che lo frammentano e consentono di minimizzare l’ampiezza delle incisioni, lo si sostituisce con una lente flessibile che entra nella piccola ferita e si estende una volta nell’occhio davanti alla pupilla, la forma dell’incisione evita la necessità di applicare punti di sutura e un laser aiuta. La lente è scelta in base a un esame condotto con l’ausilio dell’intelligenza artificiale per prevedere esattamente quale correzione sia necessaria. La ricerca scientifica e la professionalità dei medici che investono nelle migliori tecnologie per restituire ai pazienti le soluzioni migliori è il fondamento della loro legittimità. I sistemi sanitari che sanno dedicare le risorse giuste a questo processo sono essenziali nella costruzione di strutture sociali solide e forme di convivenza civile orientate al bene comune.

Ho imparato queste cose frequentando, per curarmi, lo studio romano del professor Federico Garzione. Che non solo investe nelle più avanzate tecnologie, ma restituisce ai pazienti la sua competenza con un’attenzione dimostrabile per la responsabilità sociale della sua professione. Parlare con Garzione fa comprendere che cosa significa avere a cuore la cura degli altri. 

Era forse necessario raccontare queste cose. Perché è una gioia immensa vederci bene.


Foto: “Aulo cornelio celso, de medicina, firenze 1427 (pluteo 73.7)” by Sailko is licensed under CC BY 3.0.

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Luca De Biase

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