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A volte ritornano. E li aiutano a tornare

La democrazia è un processo delicato. Le persone che la amano la devono curare. Devono aiutarla ad adattarsi al cambiamento, nella società, nell’economia, nella cultura, nei media. Se la danno per scontata viene erosa da forze contrastanti. E può anche lasciar nascere il suo contrario.

Quando questo succede, chi ama la democrazia deve prepararsi al dopo. Con fiducia. Con spirito di servizio. Con immaginazione. Sapendo che non sarà facile.

Il nostro mondo è di fronte al cambiamento. E le democrazie devono imparare ad adattarsi, approfondendo la consapevolezza dei loro principi di fondo, cambiando ciò che è necessario cambiare.

Intanto, i potenti si allineano. E i deboli si dividono tra gli illusi che saranno delusi e gli ideologici che affermeranno le loro emozioni.

Per esempio, i potenti delle BigTech, nel 2016, sono andati a rendere omaggio alla corte del nuovo presidente, come racconta Kara Swischer nel suo magnifico libro, “Burn Book” (Feltrinelli 2024). Ma questo non significa che la cultura digitale e chi ci lavora siano d’accordo, visti i risultati elettorali degli stati di California e Washington. Del resto, la distinzione tra potenti e lavoratori probabilmente vale anche per la finanza, visti i risultati di New York.

Purtroppo siamo in guerra, le forze della divisione sono all’opera. E anche le forze dell’unione sono tentate di concentrarsi solo sull’opposizione al nemico, dimenticando di valorizzare di ciò che i cittadini hanno in comune.

Una morale di questa storia è che nei contesti divisivi, polarizzati, culturalmente confusi, probabilmente prevalgono le emozioni più basilari. Chi vuole erodere la democrazia può giocare su tutto quanto divide, alimenta l’odio, fa perdere di vista il bene comune. Chi vuole ricostruire la democrazia deve unire, rispettare gli avversari, ma anche imparare a compiere le azioni che – unendo e rispettando – portino a vincere le elezioni successive. Chi ama la democrazia deve tenerci, non darla per scontata.

Per quanto riguarda i media, la questione non è quella di lamentare il declino dei vecchi sistemi dell’informazione. Se il 39% della popolazione si dà da fare attivamente per evitare di incontrare le notizie giornalistiche (Reuters Institute) e solo il 3% dei messaggi scambiati su Facebook cita i giornali (come hanno detto a Meta giustificando il blocco dei giornali in Canada), vuol dire che il vecchio modello non è l’unico punto di riferimento per comprendere come costruire l’avvenire.

La questione è quella di immaginare, progettare e costruire i prossimi.


Foto: “Elon Musk” by dmoberhaus is licensed under CC BY 2.0.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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