Forse, in estrema sintesi, il crowdfunding è un sistema collaborativo per finanziare progetti. Talvolta è più orientato al “sociale” e in altri casi è più orientato al codesign; talvolta è un metodo per raccogliere investimenti e in altri casi è pensato per una sorta di prevendita di nuovi prodotti. In un constesto nel quale la logica dei “beni esperienza” si generalizza, il momento del pagamento e quello del consumo si disaccoppiano. E il crowdfunding sembra fornire una quantità di modi per coordinare quello che emerge. La sua metafora assomiglia a quella del finanziamento più che a quella del pagamento: proietta l’attenzione dal presente al futuro. Forse aiuta a gestire l’incertezza. Le sue conseguenze sono ancora da comprendere, il suo successo non è scontato in ogni sua manifestazione, il suo contributo alla cultura economica è già chiaro. E ce n’era bisogno.
Il libro di Ivana Pais, Paola Peretti e Chiara Spinelli, Crowdfunding. La via collaborativa all’imprenditorialità, va letto. È costruito sui fatti e la riflessione, le testimonianze e i casi, con uno spirito profondamente innovativo. Proprio perché esplora sistematicamente le possibilità che si aprono tutto intorno a un concetto che sposta i termini dello scambio introducendo nel ragionamento economico nuovi spazi di manovra.
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Un interessante progetto di crowdfunding per la scuola incubato a Bologna grazie all’Unipol: Progetto SchoolRaising
Un dibattito a Palermo ha connesso anche il crowdfunding a una comunità che cerca Nuove Pratiche
Da seguire il lavoro dell’Associazione Crowdfunding
L’ultima rilevazione di Ivana Pais e Daniela Castrataro:
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