Aveva un profilo su Facebook, Sondra Arquiett, con le sue foto. Ma non ne sapeva nulla. Lo aveva creato un agente della Dea americana che lo usava per compiere un’indagine nascondendo la sua identità dietro a quella reale della ignara signora (Buzzfeed)
Scoperto, l’agente viene difeso. L’idea, sembrerebbe, è che la sua indagine ha un valore superiore a quello della privacy e della sicurezza di Sondra.
Il senso della misura, il rispetto e la ragionevolezza sono superati in questo caso. Uno strumento come Facebook evidentemente fa venire in mente strane idee. Il social network dichiara che quello compiuto dall’agente è un abuso dei termini di utilizzo: così mentre la giustizia discute, Facebook applica la sua “legge” privata. Che si sovrappone a quella pubblica e in questo caso con conseguenze apparentemente giuste.
Vedi anche:
Codice è codice
Buongiorno Luca!
Una teoria “silenziosa” (menzionata anche in un paio di film e canzoni che al momento non ti so citare…) sostiene che i servizi segreti americani abbiano fortemente sostenuto/incentivato la creazione dei social network (Facebook soprattutto) per poter raccogliere informazioni sulle persone e poter usufrutire dei loro profili per scopi, loro dicono, di sicurezza nazionale…. (loro dicono…..).
Sarà vero? Mah… I fatti però pare lo confermino… 🙂
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