A State of the net si trova uno spazio di discussione vera e cosmopolita che gratifica e impegna i partecipanti. Quest’anno lo spunto è la complessità. Tema giustissimo, perché la rete è comprensibile e ricca come sistema complesso mentre sarebbe incomprensibile e povera se vista come sistema lineare.
I costruttori della rete e gli studiosi della complessità – matematici, fisici e altri – hanno creato un nuovo modo di vedere la realtà, hanno arricchito la realtà di collegamenti tra i suoi elementi, hanno attivato un’infrastruttura che accelera l’innovazione. E internet, lungi dall’essere una realtà virtuale, tende a immergersi nel paesaggio per aggiungere una nuova dimensione all’ambiente. Sicché suggerisce anche un frame narrativo per raccontarne l’evoluzione e la dinamica a chi non è matematico o tecnologo, ma coltiva la consapevolezza necessaria per non essere un fruitore passivo e partecipare all’innovazione. E questo frame è quello che gli occidentali hanno imparato a conoscere nel corso della storia che ha portato la sensibilità ecologica da una cultura di minoranza a una coscienza maggioritaria. Questa metafora è operativa come quella di un’interfaccia e genera senso come una narrazione.
Alla fine dice che il gesto del singolo ha importanza per l’insieme e che la qualità dell’insieme è un valore per ciascun individuo. Un approccio culturale che nell’ecologia ormai comprendiamo e che la storia di internet può diffondere alle dimensioni sociali ed economiche della convivenza civile.
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