Andrea Contino cita un pezzo di Callie Schweitzer, su Medium, e commenta. Siamo ciò che condividiamo. Il problema nasce dall’esperienza e da un dubbio eterno: quanto sono autentiche le persone che si presentano online? Quanto i loro racconti autobiografici sono coerenti, integri, sinceri? Quanto sono frenate e inibite nel caso debbano affrontare temi che coinvolgono il loro vero nome?
Tema eterno. Sul quale ciascuno risponde come sa. Antoine Compagnon, professore di letteratura al Collège de France, ha dedicato un corso all’autobiografia: il podcast è online ed è un godimento intellettuale impareggiabile. La coerenza è sempre una giustapposizione narrativa all’autobiografia, ma non per questo il risultato è necessariamente meno autentico. È un’interpretazione.
Basta non considerare il tema dell’autenticità in rete come separato dal contesto mediatico dominato per trent’anni dalla tv commerciale, nella quale l’inautentico era core business e la cui eredità culturale non cessa nel passaggio alla rete. Ci vuole del tempo. E ci vogliono domande importanti come queste.
Siamo individui insieme agli altri e la nostra identità dipende dal rapporto con gli altri. Le domande si moltiplicano. Siamo “moltitudine” dice Carlo Freccero nel suo nuovo libro, Televisione (Bollati Boringhieri). Stiamo cercando noi stessi nel nuovo contesto della rete. Con Sherry Turkle ci domandiamo quanto sia autentico un sentimento che proviamo per una macchina o con la sua mediazione. È una grande ricerca epocale. Tutta da vivere.
[…] Update: Sul tema da leggere Andrea Contino e Luca De Biase. […]
[…] Luca De Biase, riprendendo il post di Andrea pone delle domande che fanno […]
ciao Luca, credo che sia interessante. ed è andata davvero così 🙂
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