La ricerca senza scopo di lucro. The Usefulness of Useless Knowledge (l’utilità della conoscenza inutile): «La ricerca di queste soddisfazioni inutili finisce, inaspettatamente, per essere la fonte da cui sgorgano cose utili che prima non erano neanche immaginabili». Così Abraham Flexner esprime le sue idee per l’università, nel 1939. La sua creazione sarebbe diventata l’Institute for Advanced Study in Princeton. Lo spirito del progetto portò a Princeton Albert Einstein, John von Neumann, Hermann Weyl, James Alexander, Marston Morse.
È un passaggio del libro di George Dyson, La cattedrale di Turing, appena tradotto da Codice. Una meraviglia da leggere per esempio alla Digital Accademia una sera davanti al caminetto mentre comincia la parte dell’autunno che porta all’inverno. Perché è una storia che mostra come il sapere artigiano e la scienza più avanzata si siano uniti nella creazione pionieristica dei computer e dei programmi, inventando la distinzione tra i numeri che significano qualcosa e i numeri che fanno qualcosa, definendo l’informazione nelle sue unità minime, i bit, sulla base delle ricerche di Bacon e Leibnitz, per avviare una rivoluzione nell’elaborazione, memorizzazione e comunicazione della conoscenza le cui conseguenze, ancora oggi, tentiamo di comprendere mentre le viviamo. Una storia di pionieri. Che sapevano usare le mani, la matematica, la fantasia. Che si ponevano domande che restano largamente attuali.
È inutile anche leggere un libro di storia? Probabilmente nel senso di Flexner. Perché di certo è un’attività che genera idee nuove. Collegamenti imprevisti. Dà sostanza, dimensioni e relatività alle domande e visioni di oggi. È prospettiva. E calore.
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