L’Independent ha dato la notizia di una nuova tecnica – inventata da un’azienda britannica che si chiama Air Fuel Synthesis – per generare un combustibile che potrebbe essere usato nelle auto attuali e che si può produrre con la CO2 estratta dall’aria e con l’idrogeno estratto dall’acqua. E ha poi ribatito la notizia aggiungendo il giorno dopo che la Air Fuel Synthesis rifiuterà qualunque offerta di acquisto da parte di compagnie petrolifere. La Repubblica ha ripreso la storia sottolineando i costi elevati della tecnica ma concludendo con un richiamo a un’idea spesso ripetuta secondo la quale la tecnologia prima o poi riesce ad abbattere i costi.
È vero che quando una tecnologia raggiunge un livello per cui possono partire le economie di scala i costi scendono. Ma non è detto che questo possa essere vero in ogni caso se per esempio esistono limiti fisici invalicabili. Per ora i costi di estrazione dell’idrogeno dall’acqua non sono stati ridotti in modo significativo. Del resto l’estrazione della CO2 dai filtri che la sequestrano dall’aria continua a costare. In realtà, questo genere di costi potranno probabilmente essere abbattuti non attraverso economie di scala o miglioramenti tecnologici, ma eventualmente a partire da nuove scoperte scientifiche.
A meno di non ridefinire lo scopo della tecnologia proposta. Se invece di parlare di una nuova fonte di energia, volessimo parlare di un nuovo modo per immagazzinare energia allora si potrebbero raggiungere interessanti risultati. Se per esempio si usano grandi centrali solari per estrarre l’idrogeno dall’acqua, il risultato è un idrogeno che di fatto serve come una batteria per immagazzinare l’energia solare. Il problema è comunque il costo e l’efficienza del processo. Che può diventare conveniente o attraverso un miglioramento scientifico e tecnologico o in rapporto all’eventuale aumento del prezzo del petrolio.
In breve. Non è che il processo della tecnologia abbatta i costi con certezza: questa è una sorta di idelogia. In realtà, i costi possono scendere solo attraverso un lungo processo di invenzioni tecnologiche, finanziamenti alla ricerca, investimenti in start-up, informazioni corrette sul piano tecnico, apertura mentale ed empirismo imprenditoriale, e così via. Anche per questo vale la pena di partecipare al processo: non è vero che il primo che arriva a far parlare i giornali di un’idea sarà necessariamente quello che ne trarrà il vantaggio economico, perché il processo innovativo è largo e offre spazio a molti contributi. Imho.
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