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Monti di complessità

Un esempio pratico della teoria della complessità? La politica sembra l’ambiente ideale per trovarne. Tipologia macro: una decisione accontenta la Spagna e l’Italia, supera una indecisione tedesca, ma fa reagire la Finlandia, ampliando l’incertezza sullo scenario d’azione degli imprenditori. Tipologia micro: una decisione accontenta il sindacato dei lavoratori e scontenta l’associazione degli industriali, o viceversa, generando continua incertezza sui mercati. Tipologia nano: una ristrutturazione nel condominio risolve il problema dell’ascensore, ma complica il problema delle relazioni tra i condomini, generando inimicizie di lungo termine. Una struttura frattale di interazioni tra fenomeni anche piuttosto lontani, nella quale ogni elemento della rete è connesso a ogni altro.

La politica è particolarmente abituata a queste complessità. E vive di storie semplificatorie che gestiscono i passaggi di breve termine e, nei momenti migliori, guida le strategie di lungo termine. La separazione tra le motivazioni culturali evocate dalle storie e la realtà delle decisioni che vengono operate sembra un processo orientato a rimandare continuamente i rischi impliciti nella complessità, senza ridurne la portata nel medio termine.

I mercati sembrano strutturati a loro volta come sistemi complessi. Ma anche qui la gestione è basata su storie semplificatorie. La separazione tra i sistemi decisionali, sempre più algoritmici, e le storie che razionalizzano ex post i movimenti dei mercati, appare in grado di rimandare il rischio al prossimo trimestre finendo per aumentarlo nel medio termine.

L’interazione tra mercati e politica, in queste condizioni, alimenta ulteriormente la complessità. A meno che le storie inventate per razionalizzare gli andamenti dei mercati non diventino una semplificazione utilizzabile dalla politica.

In effetti, quando si parla di complessità, non c’è niente di più pratico della teoria.

Per orientarsi, si direbbe che i modelli lineari siano soprattutto capaci di complicare ulteriormente la situazione. Le mappe invece diventano uno strumento sempre più efficace.

Certo che anche su una mappa particolarmente ben fatta non si riesce a capire dove si può mettere la dichiarazione del presidente degli industriali contraria al taglio delle spese pubbliche, laddove la stessa organizzazione da sempre accusa il governo di limitarsi ad aumentare le tasse e non a razionalizzare la spesa. Tanto è vero che, di fronte a questa dichiarazione, persino il paziente Mario Monti ha avuto un momento di impazienza.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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