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Il valore comunicativo dell’allarme: Enel e Greenpeace

Greenpeace sta conducendo una campagna sulle conseguenze sanitarie delle centrali a carbone dell’Enel. Il sito che la lancia (url aggiornata per segnalazione di “Fornitori luce”) è davvero allarmante. Su RaiNews24 c’è una notizia. Il Fatto dà conto della ricerca che sta alla base dell’iniziativa. L’Enel ha già risposto avviando un’azione giudiziaria contro Greenpeace. Sul sito dell’Enel si trovano le notizie intorno alla sua attività a tutela dell’ambiente.

Insomma. È partita una forte controversia. Ma come la prenderanno i cittadini?

In un contesto già molto stressante per altri motivi, non è detto che i cittadini si appassioneranno anche a questo nuovo allarme. In generale, la comunicazione basata sull’allarme funziona se le azioni da svolgere sono chiare e i risultati possono essere immediati. Altrimenti la gente tende a rimuovere o a convivere con i motivi di ansia (ci sono probabilmente anche motivi neuroscientifici che possono far passare questi allarmi a lunga gittata per falsi allarmi).

Forse – lo dico con tutta l’umiltà di un profano nel campo dell’attivismo – un tema come questo si presterebbe a un’informazione più fattuale. Talvolta, se i dati sono chiari e l’obiettivo è semplice da definire, una campagna può persino avere più forza non lanciando un allarme ma semplicemente facendo sapere come stanno le cose.

ps. Chissà se per un tema come questo sarebbe più adatto un approccio in stile Timu o in stile Opinionage

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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