C’è qualcosa di epico nella presa del potere politico da parte del mercato finanziario. L’aumento dello spread legato al timore diffuso sui mercati finanziari di una vittoria socialista in Francia è una sorta di diretta ingerenza della logica finanziaria nel gioco della democrazia. (Repubblica, Corriere, Sole, NyTimes, Wsj)
Se il mercato fosse un sistema impersonale, guidato da logiche razionali, sarebbe un fenomeno tecnico. Se esistesse una volontà precisa di qualcuno, di una gigantesca banca americana per esempio, sarebbe un golpe. Se fosse la borghesia finanziaria che prende il potere contro l’aristocrazia delle caste sarebbe una rivoluzione. O almeno il tentativo di compiere una rivoluzione.
In realtà, è la conseguenza del debito pubblico. Che è stato fondamentalmente una cessione di sovranità degli stati democratici a favore dei mercati finanziari. In questo passaggio c’è qualcosa di epico. O tragico.
(Con una conseguenza: si parla di internet e democrazia. Qui si tratta di computer specializzati connessi – forse talvolta anche con protocollo ip – ma dedicati ai mercati finanziari, organizzati in modo da generare un’agenda. Fortissima).
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