Non importa tanto di che cosa scriva. Importa che la storia sia bella. Ed è bella se viene dalla vita vera e se i personaggi «mostrano coraggio e grazia nelle avversità».
Il problema è che nella vita reale siamo confusi. Siamo incerti su che cosa pensare di noi stessi se siamo sinceri davvero. Ci sono troppe possibilità interpretative. Perché la storia non è data, la stiamo costruendo. E possiamo sperare che non sia come sembra essere. Possiamo progettare di cambiarla. Possiamo sentirci vittima di ciò che non ci consente di cambiarla. Possiamo aspettare con fiducia che cambi. Essere sinceri con se stessi nella vita reale non è facile perché ci sono troppe possibili storie che si dipanano dal presente. Eppure uno scrittore sa come fare…
Lo scrittore sceglie una “verità” e la interpreta fino in fondo. Con coraggio e con grazia nelle avversità. Lo scrittore è un personaggio della sua storia. È capace di sincerità perché è capace di scegliere una tra le possibili vite che ha di fronte, trasformandola in una storia che, al contrario della vita reale, ha un capo e una coda.
Diventando sincero con se stesso e imparando a esprimere ciò che sinceramente vede diventa un modello, talvolta temuto negli ambienti convenzionali, talvolta ammirato dagli innovatori. Può essere spietato con se stesso e con gli altri. Ma genera intensità nella sua vita e in quella degli altri. Che altrimenti si appiattirebbe nella complessità senza uscita del presente.
La storia di Midnight in Paris, di Woody Allen, è la storia di uno scrittore che cerca la sua voce e il senso del suo lavoro. E impara a scoprirlo. Ha capito da solo che la scrittura industriale (per Hollywood) non è arte, ovviamente. Ma aveva bisogno di un’esperienza fortissima che lo riconciliasse con la sua vita. Ed è quello che gli succede a Parigi.
ps. C’è anche una battuta tra le molte che sottilmente viene lasciata tra le maglie della sceneggiatura. Il padre della ragazza dello scrittore è un ammiratore dei repubblicani di destra. E sospetta che lo scrittore abbia qualcosa di losco da nascondere. Quando succede quello che deve succedere, dice qualcosa come: «Lo sapevo che era un poco di buono. Lo avevo addirittura fatto pedinare da un detective!». Gli chiedono se avesse scoperto qualcosa. Risponde di no. Ma a trasformare il sospetto in una convinzione di colpevolezza e dunque in una dimostrazione gli basta affermare di avere assunto un detective.
La convinzione corrisponde alla realtà, in un repubblicano di destra e in qualunque altra persona che deduca la sua realtà da un’ideologia e da un preconcetto senza alcun interesse per la verifica empirica. Non è un carattere proprio solo della destra estrema, anzi. La nostra epoca invece ha bisogno di comprendersi con sincerità.
buon articolo,it is very interesting1
“Il problema è che nella vita reale siamo confusi. Siamo incerti su che cosa pensare di noi stessi se siamo sinceri davvero”.
Condivido pienamente, però sono anche contenta che sia così. Se avessimo solo convinzioni, probabilmente non andremmo più avanti e non avremmo dei motivi per scovare qualcosa di nuovo.