Ecco alcuni appunti sulla relazione tra l’agenda digitale, la crescita e le decisioni del governo. Una sorta di aggiornamento rispetto alle considerazioni sviluppate nei giorni scorsi e ai commenti che ne sono scaturiti.
Il nodo più difficile
I primi passi del nuovo governo sono stati sostenuti da un largo, apparente, consenso. Ma non sono mancate le critiche preventive. Critiche giustificate ma anche un po’ preconcette, fino a che mancano le informazioni. Se il governo Monti ha qualche chance di far passare la sua linea, questa è legata alla sua capacità di informare correttamente e pienamente sull’economia, le ipotesi sottostanti le misure che deciderà, i risultati attesi. Niente fiction per Monti, altrimenti perde. Purtroppo, se c’è un fattore di debolezza fondamentale per il suo governo sta nel fatto che a occhio e croce incontrerà notevoli difficoltà a riformare il sistema dell’informazione, specie televisiva. Ma dovrà trovare il modo di informare correttamente lo stesso. (“L’operazione credibilità passa anche per l’operazione verità” dice un ministro a Repubblica).
Running on the roadmap
Si dice che una strategia di lungo periodo, anche se appoggiata a concetti forti come “agenda digitale” sia troppo lenta. I tagli immediati non possono ridurre il deficit se non sono accompagnati da misure che rilancino la crescita: ma quali misure hanno efficacia immediata? Sulla strada definita dalla roadmap accadono molte cose. Alcune subito altre in seguito. E il punto di avere una roadmap è proprio questo: sapere e far sapere che le azioni urgenti non dimenticano le azioni importanti. Sicché una delle ipotesi è questa. La crescita può essere sostenuta da aumenti di spesa o riduzioni di tasse, ma il bilancio non se li può permettere: in realtà si possono spostare le risorse in modo che producano di più. Sappiamo che ci saranno un poco più risorse per gli investimenti delle imprese e per l’occupazione, mentre si ridurranno le risorse per il consumo. Il che è sano. Ma può funzionare se le imprese possono contare su uno scenario chiaro e stabile, nel quale possono credere di poter giocare a loro volta una partita strategica. E questo è il motivo per cui la roadmap è fondamentale e può avere effetti immediati: se le imprese ci credono agiscono subito.
Decisionismo non è verticismo
L’Europa sarà una grande alleata di questo governo. E noi cederemo sovranità all’Europa in cambio di una maggiore influenza sulle decisioni europee. Abbiamo anche qualche bella soddisfazione in tal senso. (Sole). Le manovre da adottare saranno complicate e andranno prese con decisione. Un certo decisionismo sarà necessario, nei confronti della palude del sottobosco politico. Le scelte del governo dovranno apparire ineluttabili come è stata ineluttabile la nomina di Monti, altrimenti si impantaneranno nelle discussioni più inutili. Ma il decisionismo non è verticismo: il meccanismo di ascolto delle istanze sociali, culturali ed economiche della popolazione andrà rilanciato. Anche per sostenere il punto citato sopra: Monti vince solo se informa molto bene sulle compatibilità della situazione economica e delle scelte da operare. Anche per alimentare le energie d’impresa che ci sono in Italia. Da questo punto di vista, per quanto riguarda l’agenda digitale, si ricorda che Antonio Catricalà non ha dato un contributo di chiarezza sostenendo misure contrarie alla net neutrality per aiutare i giganti delle telecomunicazioni a scapito delle piccole imprese e delle start up (Repubblica).
Vedi anche:
Vicoli e opportunità in Europa – 22 novembre 2011
Il migliore dei Monti possibile – 21 novembre 2011
Downsizing expectations – 19 novembre 2011
Sviluppo è modernizzazione – 16 novembre 2011
On the roadmap – 15 novembre 2011
Dalle macerie alla ricostruzione – 14 novembre 2011
Una roadmap per gli italiani – 10 novembre 2011
Cognitively illiberal state – 3 novembre 2011
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