Sono 656 le pagine del libro di Walter Isaacson sulla vita di Steve Jobs. Una quantita di anticipazioni lo stanno facendo a pezzetti (in senso buono).
La Stampa: La conquista della semplicità
Il Corriere: Rifiutò l’operazione che poteva salvarlo
La Repubblica: l’iPod nero che voleva Bono
Ansa: Lo studio di Ive
NyTimes: Jobs tentò cure piuttosto esotiche per la sua malattia
HuffPost: Jobs disse a Obama che avrebbe presieduto l’America per un solo mandato ma lo avrebbe aiutato per la rielezione
Ap: Jobs ha messo in discussione l’autorità per tutta la vita
Winrumors: Che cosa pensava Jobs di Gates
60 minutes: Jobs incontrò il suo padre biologico senza sapere che fosse lui
Michael Liedtke: Jobs si sentì tradito dall’arrivo di Android
La storia più bella è però quella secondo la quale Jobs accettò di fare la biografia per far sapere ai suoi figli chi era loro padre. (HuffPost)
Il libro è deludente, la lettura è interessante, ma lo stile molto “didascalico”, sembra di leggere un libro di testo scolastico, freddo, un insieme di dati e notizie certamente verificati ma che potrebbero (dovrebbero?) essere conditi in modo più interessante.
Circa “la persona che sta venendo fuori”, mi tolgo il cappello davanti a Steve e la moglie, che non hanno voluto far edulcorare la sua figura. Credo che non capiti spesso.
Lo dice anche l’autore, non era il migliore degli uomini e dei capi: ma noi lo ricordiamo con affetto per le “cosette” che miglioriano la nostra vita, e lo ammiriamo per molti aspetti della sua figura di imprenditore.
Sul libro “fatto a pezzetti”… che pena! neanche fosse il nuovo libro di Vespa!!!!