«Il deserto culturale è, nel lungo periodo, fatale per il sistema-paese».
Antonella Agnoli, progettista di spazi pubblici per la cultura: Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, Laterza 2009.
«Nella crisi italiana, le biblioteche di pubblica lettura non sono la panacea ma certamente devono essere parte della soluzione. Se si vuole modificare l’ecosistema culturale, creare un habitat nel quale le forme più diverse di creatività mettano radici, non si può che partire dalle città e avviare servizi che, nel lungo periodo, stimolino la lettura, la conoscenza della musica, del cinema, dell’arte. Questi servizi hanno senso soltanto se sono collegati fra loro, se collaborano, se formano una rete. Scuole, università, musei, cinema, teatri e biblioteche sono gestiti in modo autoreferenziale, addirittura senza conoscenza di cosa fa il vicino, men che meno coordinamento. Ciascuno fa per sé, trincerato nell’autonomia istituzionale, il più comodo degli alibi per la pigrizia conservatrice. L’università e la scuola si rivolgono solo a determinate fasce d’età, i musei sono troppo lontani dall’esperienza quotidiana del cittadino, i teatri coltivano interessi specifici: biblioteche rinnovate potrebbero invece dare un impulso alla collaborazione fra istituzioni diverse, oltre che indirizzare il cittadino verso altre esperienze culturali sul territorio».
Ho avuto modo tempo fa di ascoltare Antonella Agnoli nella presentazione del suo libro e condivido assolutamente la sua visione dei problemi che lo sviluppo della cultura incontra nel nostro paese(e le sue prospettive di soluzione). Avendo anch’io scritto recentemente su questo tema alcune modeste riflessioni volevo sottoporle ad una riflessione comune.
http://cultura.dellemarche.it/001687_cultura-al-servizio-delluomo-o-uomo-al-servizio-della-cultura/