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Bertolaso, Boschi e l’assurdo terremoto dell’informazione

Riviene fuori che Guido Bertolaso della Protezione civile pensa che ci sono troppi “profeti di sventura” che annunciano terremoti creando allarme e paura. Ed Enzo Boschi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia decide di cessare la pubblicazione online in tempo reale delle rilevazioni sull’attività sismica in Italia allo scopo di impedire che questi allarmi ingiustificati si diffondano.

Correttamente Boschi dice che il problema è chiaro: si sa quali sono le zone a rischio e quindi si deve cominciare seriamente a costruire in modo adeguato al rischio, adeguando le case già fatte e regolando la maniera con la quale sono fatte quelle nuove.

Ma la decisione di non pubblicare i dati è assurda:
1. Se qualcuno lancia allarmi ingiustificati per interesse troverà il modo di continuare a farlo, perché sappiamo che i dati vengono comunque rilevati sicché qualcuno li potrà sempre far trapelare in modo legale o illegale; e se non avrà dati concreti li inventerà.
2. E’ probabile che ci saranno sempre diverse interpretazioni dei dati; mettere a tacere questa discussione non abolisce la sostanza del problema.
3. La sola strada possibile è far conoscere i dati, dimostrare quali sono i modi con i quali vanno interpretati correttamente, in questo modo educare la popolazione a distinguere tra gli allarmi ingiustificati e le informazioni relativamente corrette.

Se si pensa che impedendo la pubblicazione dei dati si fermino i “profeti di sventura” si commette un errore. Si ottiene solo lo scopo di rendere quei dati un mistero – creando una casta privilegiata di persone che li conoscono, davvero o per finta, legalmente o illegalmente – e di aumentare l’incertezza.

L’unica strada è costruire un’edilizia responsabile. Coprire le notizie non fa bene. Genera ancora più allarmismo e casomai alimenta la diseducazione, proteggendo nel breve periodo chi costruisce male.

Notizie su La Stampa, l’Ansa, il Giornale, Rainews24, Primadanoi, Giornalettismo

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  • Luca, questo è un regime agli sgoccioli che cerca disperatamente di resistere censurando tutto il censurabile… qualsiasi notizia potenzialmente negativa deve essere negata sempre e comunque.

  • Ok, allora qualcuno insegni (insegni, con esame finale) il concetto di probabilità dei rischi al colto pubblico e all’inclita guarnigione, e poi ne riparliamo. A cominciare dal giornalismo, che parla di tutto e non sa un accidente, e ormai si vede.
    Quando al regime agli sgoccioli, a novembre riparte alla grande, magari. Quindi okkio.

  • L’affermazione di Boschi può essere compresa come una reazione a una situazione esasperata, dopo l’Aquila, soprattutto dal fatto che alcuni continuano a insistere sulla possibilità di prevedere i terremoti quando l’intera comunità scientifica internazionale afferma che non è così.
    Ridurre la trasparenza e l’accesso ai dati non è certo la soluzione, come dice Luca.
    Quello che sta accadendo sulla comunicazione in merito di terremoti in Italia è un esempio utile per comprendere le funzioni che può e deve assolvere un giornalismo scientifico qualificato e indipendente.
    Il giornalismo scientifico è ancora troppo pensato come mera divulgazione e pochissimo come punto di snodo di conflitti e di rapporti di potere nella società della conoscenza. Bisogna pensare a nuove narrazioni del giornalismo scientifico per impedire che il bisogno informativo sul contesto di produzione della ricerca e sulle implicazioni etiche e sociali della scienza venga occupato da chi non è competente o ha degli interessi diversi dall’informazione.
    Se è vero che siamo nella società della conoscenza il giornalismo scientifico deve esserne al centro, a patto che sia in grado di uscire dai limiti del genere affermatisi storicamente e di diventare, in altre parole, “giornalismo”, con tutte le sfide e le incertezze che questa professione comporta nel XXI secolo.

  • Credo che l’esasperazione sia legata essenzialmente al fatto che dati scientifici, misurazioni e informazioni pre-sisma del 2009 non hanno avuto una corretta interpretazione da parte degli “esperti” o (peggio ancora e spero non sia così..) sono stati volutamente nascosti. Dall’esperienza, meglio uno stato di allerta costante…che ignorare.
    In assenza di dialogo aperto con la popolazione e con le istituzioni, di azioni di prevenzione e protezione pre-danno…almeno lasciateci leggere quei numeri, le conclusioni, se non arriveranno dagli esperti…le trarremo da soli.
    http://www.youtube.com/watch?v=RpH5gTz7G1g
    Aquilana e comunicatrice scientifica

  • Credo che l’esasperazione sia legata essenzialmente al fatto che dati scientifici, misurazioni e informazioni pre-sisma del 2009 non hanno avuto una corretta interpretazione da parte degli “esperti” o (peggio ancora e spero non sia così..) sono stati volutamente nascosti. Dall’esperienza, meglio uno stato di allerta costante…che ignorare.
    In assenza di dialogo aperto con la popolazione e con le istituzioni, di azioni di prevenzione e protezione pre-danno…almeno lasciateci leggere quei numeri, le conclusioni, se non arriveranno dagli esperti o dalle tante “cassandre”…saremo costretti a trarle da soli.
    http://www.youtube.com/watch?v=RpH5gTz7G1g
    http://www.youtube.com/watch?v=yXlVmFdFtZc
    http://www.youtube.com/watch?v=SrxY26tfKCc&feature=related
    Aquilana e comunicatrice scientifica

  • Mi sembra che dire “stato d’allerta costante” sia una cosa, spiegare cosa significhi in concreto un’altra.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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