Guy Debord e Gil J Wolman prima di litigare scrivevano insieme: «Il più urgente esercizio di libertà è la distruzione degli idoli». Se si ha l’impressione che la creatività abbia raggiunto il suo massimo, occorre distruggere ciò che è stato fatto e ricominciare. Dada, Futurismo. Lettrismo. Se ne parla alla mostra su Wolman organizzata al Macba.
Viene in mente che gli idoli possono essere distrutti da due punti di vista opposti.
C’è chi crede in un dio assoluto che non ammette i suoi simboli. E c’è chi invece intende degradare ogni idolo con i ritmi della moda per poi sostituirlo con piccole icone, vagamente commerciali.
L’arte, la religione, la moda, partecipano di questi cicli, tra assoluto e relativo, tra attualità e fuori dal tempo, tra moda e lunga durata. Evidentemente nelle varie epoche storiche prevale chi costruisce o chi distrugge.
Si ha l’impressione che questa epoca avverta il bisogno di una distruzione per far ripartire la logica della costruzione di qualcosa di grande: l’imperativo omogeneizzante del minestrone televisivo non consentiva a nulla che non fosse la televisione stessa di crescere troppo. Ma è un’epoca che si sta erodendo. Forse.
Poi arriva Allah e tutti con il bucho ritto, come si diceva quando i maledetti toscani erano di moda….