La maggioranza si è spaccata. Una parte degli eletti della maggioranza non è più dalla stessa parte della maggioranza. Si può dire che è passata a una forma di opposizione critica che si lascia libera di votare a favore o contro la maggioranza. Ma proprio prendendo questa posizione mette in discussione l’esistenza stessa della maggioranza. Quindi l’opposizione critica è in un certo senso diventata maggioranza. Ma non si lascerà intrappolare in questo labirinto e quindi voterà in modo da non far cadere la maggioranza, divenuta minoranza. Il tutto per non andare alle elezioni e dunque non consentire che si trovi una nuova maggioranza…
Inutile tentare di spiegarlo agli stranieri. Sarebbe interessante capire se tutto questo è una fiction o se è la realtà.
Come fiction non sarebbe male. La maggioranza si spacca ma non perde il controllo del governo, casomai va a fare concorrenza ai partiti di minoranza. Il nuovo gruppo finiano in effetti potrebbe portare via voti alla maggioranza, ma potrebbe anche portarne via all’opposizione. Nel dubbio, per ora, evita di andare alle elezioni. Tanto il problema è conquistare spazio nei titoli dei giornali. E da questo punto di vista è riuscita alla perfezione. Come in una fiction.
Come realtà è piuttosto esoterica. Ma forse è il riflesso di una realtà più profonda che in effetti si conferma a ogni passaggio politico. Non è il gioco elettorale a generare la politica italiana. E’ il gioco della spartizione dei ruoli e dell’interdizione del potere altrui. Le due cose vanno insieme. Non ci sarebbe niente di strano adesso a pensare che anche al gruppo finiano andrà una quota di potere in Rai, una quota di potere nelle aziende pubbliche, una quota di potere nel territorio, una quota di potere nell’agenda delle leggi da approvare…
L’Italia si sta sciogliendo in una serie di minoranze. Le minoranze territoriali: Nord, Sicilia, Roma, localisti vari, ecc… Le minoranze di interessi: grandi aziende, piccole aziende, partite iva, impiegati pubblici, ecc… Le minoranze di ideali: individualisti, collettivisti, cosmopoliti, ecc… Le minoranze di metodo: costituzionalisti, opportunisti, riformisti, ecc… Le minoranze di link: vaticanisti, americanisti, europeisti, gli-affari-sono-affaristi, ecc…
Piacerebbe piuttosto vedere una strategia per il dopo. L’attuale regime non è eterno. E prima o poi si dovranno creare le condizioni per costruirne un altro. Chi ci pensa? Per il dopo, probabilmente, ci vuole: 1. una nuova legge elettorale; 2. un nuovo equilibrio di poteri tra governo, parlamento, magistratura e, volendo, informazione (compreso il tema della concentrazione di potere nell’informazione televisiva); 3. una nuova narrazione del progetto di società da perseguire. Imho.
Senza i punti 3 e 2 il punto 1 è assolutamente inutile. Lo dimostrano 15 anni in cui tra leggi elettorali politiche e locali, porcellum, mattarellum, liste bloccate, sbarramenti e scorpori proporzionali non siamo o non sono riusciti a trovare quadra
Personalmente penso che l’aspetto più importante sia la narrazione. Per tutto il 900, dal dopoguerra in poi, abbiamo avuto narrazioni separate che hanno spaccato il Paese, non trovando mai elementi di condivisione. Ora è indispensabile farlo. Per questo ritengo pericolosa l’azione della Lega, che di nuovo tende a crescere su una contrapposizione.
Poi, ovviamente, va cancellata la “porcata”
Non c’è tempo. Se si vota, si vota a novembre e tutto tornerà come prima. Fini prenderà l’1,5 per cento, Grillo il 4 per cento, e così sia.
Caro Luca,
il tuo post fa riflettere molto sui problemi intrinseci alla narrazione, e quindi, alla rappresentazione della realtà.
Su quanto sia facile ricorrere agli stereotipi, alle contrapposizioni manichee, alla semplificazione del reale attraverso meccanismi triti e ritriti ma sempre attuali.
Problemi che il giornalismo non può fare a meno di affrontare e che, (nella maggior parte dei casi)ignora.
Nel modo in cui vengono oggi lanciate le notizie e raccontati i fatti, siamo già, purtroppo, alla fiction.