Paolo Gentiloni è tornato ieri sul Sole a parlare del tesoro pubblico delle frequenze televisive. Un tesoro che poteva generare un risultato economico significativo per le finanze pubbliche e che invece è gettato alle ortiche.
Con il passaggio alla tv digitale terrestre, la trasmissione dei canali televisivi occupa molto meno spazio nell’etere di quanto ne richiedessero le frequenze necessarie alla tv analogica e quindi lo spazio liberato si potrebbe riallocare per altri scopi. Anche con un asta: in Germania questa ha fruttato, si stima, circa tre miliardi. Ma mentre il ministero dell’Economia si arrovella su come trovare i soldi per la manovra di risanamento dei conti pubblici, a questi soldi nessuno pensa.
Ovviamente perché le frequenze devono restare a chi le occupa ora, in Italia. Altrove, in tutti i maggiori paesi, gli stati hanno lucrato il dividendo digitale. In Italia sono invece le aziende concessionarie, come Rai e Mediaset a lucrare un aumento dello spazio che possono utilizzare per mandare in onda i loro programmi e moltiplicare i canali. Solo una minima parte sarà assegnata a nuovi entranti. Da ricordare che, anzi, anni fa lo stato ha addirittura speso soldi per favorire la diffusione dei decoder. Era l’epoca in cui si doveva dimostrare che Retequattro non doveva andare sul satellite… E invece oggi non si trovano i soldi neppure per avviare la banda larga…
Si direbbe che, agli occhi del governo, tutto vada sacrificato in nome della prosperità delle aziende televisive esistenti in Italia.
Non mi sembra che Elefante, La7, 7Gold, etc si siano lamentate… diciamo che la lobby televisiva è stata molto brava.
Caro Luca
mi tocca constatare non senza amarezza che queste considerazioni le avevo messe tutte nero su bianco già nella mia tesi datata estate 2005
non è cambiato nulla, il passaggio al digitale
è per costruzione un’occasione mancata.
Solo ed esclusivamente per scelta, siamo in ritardo sulla produzione e trasmissione di contenuti peer to peer tecnicamente possibile
l’analisi del duopolio è sostanzialmente un tabù trasversale, non ci si metterebbe molto a scoprire l’evidenza di un sistema totalmente integrato dove la pubblicità, gli aspetti tecnici di allocazione e gestione delle frequenze e per ultimo i contenuti procedono di pari passo sotto una comune regia di grande abilità illusionistica
scusa lo sfogo, non intendo esser molesto
grazie ancora e a presto
Giancarlo
Mi sembrava che era passato inosservato.. La rai e mediaset sono riuscite a sfruttare anche il servizio universale per raddoppiare le frequenze in possesso rispetto a quelle effettivamente necessarie. Storie che vengono da lontano certo.. Un governo liberista che parla di lacci e laccioli fa veramente ridere, per non piangere. Vespa ha presentato una tabella che visualizzava come siamo i primi per crescita del pillo nel 2010. La televisione non era mai arrivata a questo livello di frottole. La crisi fa dare i numeri eh