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Il bizzarro caso della lista Polverini

Bonino ha fatto uno sciopero della fame e della sete per la legalità delle liste. E alla fine ha avuto ragione. Perché nessuno ha potuto non notare che la lista Pdl-Polverini non è stata presentata nei termini previsti. Quindi non c’è alle elezioni regionali del Lazio.

Considerazioni:
1. C’è il grande tema della legalità. Che è anche rispetto delle prassi burocratiche, specialmente nelle questioni relative alle liste elettorali. Tutti uguali di fronte alla legge. Punto e basta.
2. C’è il bizzarro tema della legittimità. Come negare che sia difficile mandare giù il fatto che gli elettori laziali che vogliono votare a destra non possano avere il loro partito da votare? 
3. Perché le liste del Pdl non sono arrivate in tempo? Tre ipotesi: o chi se ne doveva occupare è uno sciamannato e la Polverini non ci ha badato abbastanza; o qualcuno nel partito della destra ha sabotato la Polverini e chi la appoggiava…; oppure qualcuno ha voluto creare un caso come questo perché chi troverà il modo di risolverlo obbligherà la Polverini a essergli molto grata…

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  • La terza ipotesi mi sembra tanto tanto plausibile, considerato lo spessore etico-politico di certi personaggi. Resta una domanda: come possono saper governare se non riescono nemmeno a presentare una lista in un ufficio? boh!

  • Quella di Formigoni è una questione diversa. Le firme escluse sono autenticate con il timbro del sindaco del comune in cui sono state presentate e non con il timbro dell’ufficio elettorale. In passato si sono già avuti casi simili e il ricorso è sempre stato accettato (vale il fatto che il sindaco è un pubblico ufficiale di grado superiore dell’assessore all’anagrafe da cui dipende l’ufficio elettorale).

Luca De Biase

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