Home » media » La brutta giornata di Google / update
media perplessità

La brutta giornata di Google / update

Si poteva essere fiduciosi se la questione fosse stata soltanto una mancata chiarezza da parte di Google nei termini di servzio. (Vedi post precedente).

E probabilmente la questione si risolverà proprio in riferimento a questo.

Ma resterà aperta un’altra questione. Rilevante: perché è probabile che il diritto alla libertà di informazione e il diritto alla privacy saranno sempre più in conflitto. E tutti coloro che vorranno ridurre la prima potranno appellarsi alla seconda.

Allora sarà importante capire bene la seconda. E in questo caso a quanto risulta c’è un aspetto molto interessante. Perché in questo caso non ci sarebbe stata nessuna diffusione di dati sensibili sulla salute del ragazzo presentato nel video come affetto da sindrome di Down, se è vero quanto risulta: e cioè che il ragazzo non era affetto da sindrome di Down. Era malato, purtroppo, ma non di quella malattia.

Occorre dunque conoscere la sentenza per poter dire qualunque altra cosa.

Perché se tutto questo portasse a dire che la piattaforma deve assicurarsi che chi pubblica abbia tutti i diritti per farlo anche chiedendo ai terzi interessati prima di consentire la pubblicazione, questo costituirebbe una complicazione enorme per ogni piattaforma di user generated content. Se si trattasse semplicemente di scrivere meglio i termini di servizio la questione si risolverebbe abbastanza facilmente. In attesa di capire meglio l’intricatissima legge sulla privacy e la scarsa volontà da parte delle piattaforme di assumersene tutti gli oneri.

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

  • stavo riflettendo sulla sentenza e su quanto già detto varie volte su privacy e libertà e sulla disperata possibilità che alle due si aggiungano responsabilità e riservatezza. Mi è tornata in mente una cosa che in apparenza non c’entra nulla, tempo fa, un dirigente della PA mi disse che per mettere veramente nei casini qualcuno , tipo il tuo tabaccaio, sarebbe bastato riempire un modulo della dichiarazione IVA (recuperando i codici fiscali da un qualunque scontrino) con cifre esagerate e d’invenzione. Al contribuente poi sarebbe toccato dimostrare che non era stato lui a compilare detto modulo, oppure pagare le relative tasse.
    Ora i moduli vengono perlopiù introdotti da professionisti abilitati.
    Ora, lungi da me l’idea di istigare al reato riportando l’episodio, ma dovrà essere trovato un sistema per cui chi immette materiale online sia rintracciabile e si assuma la responsabilità di quanto pubblicato. A tutela di tutti.

  • Eh sì, bisogna aspettare per capire fino in fondo.
    Capire anche, se sarà quello il caso, come possano essere condannati con quelle modalità per l’inappropriatezza di una dicitura su un sito che per sua natura, uso, prassi ecc, come sottolinei anche tu non può in alcun modo prevedere raccolta di consensi, accertamento preventivo della legalità dei materiali e via dicendo.
    Se fossero stati denunciati “a priori” di quel video, ossia per una formalità claudicante del sito, sarei molto più tranquillo. E invece è tutto nato per quel video e per i suoi contenuti.
    Rimane, cioè, la sgradevolissima sensazione della denuncia di allora: si può portare alla sbarra qualcuno che si limita a fornire una piattaforma UGC per quanto qualcuno ha pubblicato? La risposta già la sappiamo, ora rimane da vedere come viene inquadrata dai magistrati. Ma la sensazione, appunto, è sgradevole assai.

  • scusate ma se i dirigenti di Google Italia sono stati condannati per violazione della privacy, allora i dirigenti di Facebook andrebbero condannati a morte subito!! Su Facebook, tra foto pubblicate senza chiedere l’autorizzazione e video vari, la violazione della privacy è enorme e in costante aumento!!

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi