La domanda: quali piccole e medie aziende capiscono meglio i social network in Italia? Le risposte non mancano:
– Roberta Greenfield
– Max Trisolino
– wolly
network), quelle aziende il cui direttivo ascolta la voce che viene dal
basso, quelle aziende che hanno persone e non macchine pensanti, quelle
aziende capaci di trasformarsi…
– Gaspare Armato
– mmaini
operator, aziende di promozione del territorio, b) Organizzatori di
Eventi e Agenzie di PR e di Celebrieties c) Blogger a pagamento d)
alcune aziende ad alto ricambio di personale e) Alcune Iniziative di
E-commerce locale f) Grandi multinzaionali del Multilivello
– Luigi Gioni
– Vincenzo Cosenza
consulente, curo il blog aziendale in modo molto libero, partecipo ad
altri blog, passo il tempo su friendfeed etc…
– Gianluca
– Piero Tagliapietra
artigiani orafi e gioiellieri da tutta Italia… scambiano foto, video,
opinioni e si conoscono fra loro… http://www.facebook.com/goldsmi…
– Luca Longo
– eleonora
anche da parte di professionisti della conversazione, come le riviste.
Il punto è che per conversare non basta doverlo fare: ti deve piacere,
e alle piccole e medie aziende piace fare il loro prodotto più che
conversare con i clienti.
– Michele Costabile
consulenti che altrimenti l’azienda non potrebbe permettersi. I sn e
Internet hanno hanche aiiutato le imprese a sviluppare una cultura di
mktg e finanziaria. Alcune imprese ed alcuni professionisti hanno
capito che Internet non e solo ecommerce
– Commercialista
from iPod
– Daniel
Facebook, mi accorgo, sono fuori dall’Italia. In Italia ti segnalo: http://www.facebook.com/hfarmve…
(ma per loro è facile, sono un incubatore e hanno dentro gente molto
brava nella comunicazione); la scuola di cinema Macchina dei Sogni di
Chicca Profumo, http://www.facebook.com/pages…; il sito Bambinopoli di Diana Vaturi http://www.facebook.com/pages…
– Paola Bonomo
– Paola Bonomo
articoli per l’infanzia (Brevi, Inglesina ecc.) in cui l’Italia è
leader mondiale. Beh, fanno un lavoro social che non ti aspetteresti.
– Valerio Mariani
– Marco Ruffa
@lucadebiase Guido una interessante esperienza per brand Patrizia Pepe (PMI) http://bit.ly/1q0sCC http://bit.ly/48bDAm
@lucadebiase ci sono molte green-aziende estere su twitter, su face però sono meno sia italiane che estere e ciò non si spiega…è illogico!
@lucadebiase penso a 3Italia e del suo utilizzo di FriendFeed con una persona che partecipa alle conversazioni e da risposte agli utenti.
@lucadebiase prego P.S. hanno lasciato un commento sul mio ff dai un occhio magari ti può essere utile http://j.mp/4byZZJ
@lucadebiase forse le micro aziende. Io cerco cerco ma su twitter per esempio non ne ho trovato una. Quindi medie aziende= no scocial

quelle che mettono la loro conoscenza a disposizione e che non sono sui
social per fare pubblicità, ma per recepire informazioni e consigli
http://www.facebook.com/pages/genioalloperacom/94304607919#/pages/genioalloperacom/94304607919?v=wall
con alessio.. uniche azienda che non si interessano ai scial network
anche se secondo me sdarebbe utilwe li utilizzassero sono gli enti
pubblici! utilizzarli per lvoro si intende on per scusa la parola
“cazzeggiare” buon we Luca!
la settimana scorsa ho tenuto un corso di formazione “imprese 2.0” in
Camera di Commercio di Padova promosso da Confservizi Veneto e il
patrocinio UNESCO http://sostenibileresponsabile.wordpress.com/formazione/
nel senso che ci comprano gli ads…(le trovi sul lato destro… non
c’è bisogno di elencarle..) o capiscono nel senso che cercano di
comportarsi in modo trasparente?
le aziende di videogiochi sono le aziende che più “vivono” sui social
network, senza morirebbero. In Francia vince Twitter e in Italia ancora
Facebook.
picole aziende nei servizi: basta che fai una search tre le fan pages e
i groups di FB con le keyword: hotel, palestra, parrucchiere, estetista
… E’ un uso spesso sofisticato perchè costruiscono relazioni ed
eventi (es. parties con i clienti) non solo display adv – Buon WE ciao
Andreina
per me come per Andreina tra i primi a trarne vantaggio sono palestre,
parrucchiere, estetisti ma anche piccole librerie (non feltrinelloni
mondadoroni), cioè piccole attività con un giro di clienti già
fidelizzato e al quale viene facile e comodo segnalare eventi (ma non
offerte tre per due). L’evento porta gente e pubblicizzarlo su FB non
costa niente. tra poco anche i panettieri organizzeranno mostre di
quadri. non male!
più chi meno ma se solo lo volessero lo capirebbero tutte. Poi … non
è detto che sia utile a tutte. E’ come per un nuovo gioco dove non sono
cambiate le regole ma tutto il gioco.
dire la verità pur lavorando da anni nel mondo del giornalismo on line
non credevo molto nei social network. Da un paio di mesi ci ho provato
e ho provato a lanciare un premio letterario (Segni e Sogni) per il
quale avevamo poco tempo proprio su FB e Viadeo. Ebbene il risultato è
stato veramente buono. Tante iscrizioni. Evidentemente questa prova è
andata molto bene.
Io lavoro nel viral e nel social marketing. Gestisco diversi canali profili gruppo o fan su fb twitter ff myspace etc..
I clienti capiscono ma poi non collaborano. Escono contenuti una tantum e quindi l’utente nn si fidelizza.
I gruppi o le fan page di Fb possono essere molto utili ma devono essere utilizzate ogni giorno per comunicare con gli utenti, dargli loro info (non solo sul brand o sull’azienda) e creare una comunicazione di “massa” (msg pvt per tutti) ed una 121.
Atac su twitter lavora bene
3 su friendfeed
Tramite strumenti di Web Reputation i nostri clienti analizzano i SN per saggiare il buzzword generato sui loro marchi, prodotti e persone.
Ormai la web reputation si vende da sola perchè è molto più importante capire cosa succede nei SN piuttosto che cercare di inoculare il messaggio.
Bella domanda.
A me non risulta quasi nessuna, non in Italia.
Certo c’è da chiedersi perchè. Credo la risposta migliore l’abbia data viralavatar.
Faccio ricerca nel social (dip. inf. Milano Bicocca), ma mi sembra un tema difficile da esaminare. Il social non è uno strumento adatto ad una azienda, quanto ad una community: ha il pregio di far emergere l’informazione latente, e di farla emergere, sotto certe condizioni.
Una azienda vuole fare marketing, e proporre o promuovere un prodotto non creare una community.
I modelli aziendali, le strategie aziendali, preferiscono prassi consolidate, non metodi emergenti.
Onestamente non mi risulta poi che le PMI (Piccole Medie imprese) facciano uso di Social Media o Network. Al di là di quel che leggo nei post che hai riportato. Vorrei capire come, per essere franchi, perchè allora proverei a proporlo anche io…
E poi è anche una questione di disponibilità di capitali per operazioni rischiose, che le PMI non hanno, in genere.
Ribadisco mi sembra vero più quello che descrive viralavatar “capiscono ma poi non collaborano. Escono contenuti una tantum”
Non so se in qualche modo è pertinente, ma credo di si. Segnalo http://www.italoblog.it, un progetto della Camera di Commercio Italo-Slovacca di Bratislava: ” Una piattaforma… pensata per le aziende associate alla Camera di Commercio Italo Slovacca, in gran parte PMI…”.
A prescindere da italoblog, pregetto che coordino (quindi sono di parte), credo che gran parte delle PMI non abbiamo la forza, anche economica, per affrontare e presidiare i SN: per questo è fondamentale il ruolo delle associazioni di categoria, dei territori, dei distretti che dobbiamo considerare come comunity.
Pensando alla realtà italiana, il nodo è creare progetti, una sorta di “stuart digitali”, per gli imprenditori che non hanno la cultura e il tempo per questo tipo d’innovazione che è da considerare strategica.
Caro Michele, concordo con te, è difficile guidare i piccoli imprenditori che non hanno la cultura (aziendale, non quella personale) ma credo soprattutto le risorse umane ed economiche per qualsiasi innovazione non settorializzata e sicura. Di norma ci si riesce coinvolgendoli in cordate dove ricerca (Università) e grandi aziende vengono coinvolte.
Resta da capire se diano un contributo reale, però, a questo punto