Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
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Martedì, 21 ottobre 2008
 

Conclusioni allo Iulm

Ecco le conclusioni di questa sempreverde discussione allo Iulm. Il mondo del pubblico attivo (blog, social network, youtube ecc) è un ecosistema caotico dell'informazione. Essendo caotico i fenomeni emergono dal basso e ogni dinamica influsce su tutte le altre, amche in modi imprevedibili. Ci sono conversazioni tra amici, citizen journalist, donatori di informazioni e idee, microimprenditori dell'informazione e nanopublisher. Le forme che assume il risultato del pubblico attivo sono tante. Ma unico è il medium che ne viene fuori.

Se Wikipedia funziona in base alla collaborazione motivata da un obiettivo comune a milioni di persone, nella blogosfera gli obiettivi accomunanti sono moltissimi (per piccoli o grandi gruppi di persone) e riflettono molte culture; ma una tipica dinamica è quella dell'egoismo altruista: perché l'ego si soddisfa solo se è riconosciuto e il riconoscimento avviene solo se la persona dona quello che sa agli altri. L'effetto finale è quello di un medium unitario fatto dai nodi e dai legami che li collegano: il tutto reso vivo, diverso, credibile, innovativo, complesso, proprio dal fatto che i nodi non sono macchine ma persone e i collegamenti sono relazioni tra persone.

Il sistema dei media non aveva conosciuto in precedenza una opportunità come questa. E soltanto prendendone seriamente consapevolezza la potrà cogliere in pieno.


1:08:08 PM    comment [];

Lala piace perché fa pagare

Le recensioni su Lala, il nuovo servizio di vendita di musica, sono buone (ecco per esempio quella di Techcrunch). Perché, essenzialmente, tutti dicono che è bello che Lala ci liberi dalla pubblicità. E faccia pagare con modelli innovativi, tipo dieci centesimi per uno stream.

Ho troppo rispetto degli autori - e troppo scarsa conoscenza di Lala - per criticare queste critiche positive. Ne traggo solo un'impressione: il modello basato sulla pubblicità, anche online, sta diventando soffocante. E qualunque notizia che confermi l'idea che se ne possa uscire è accolta positivamente. Mi pare che ci sia da riflettere su questo punto...


11:57:56 AM    comment [];

Scuola medium
Problemi tanto veri quanto vecchi come il mondo a una «lezione» sui blog al master di giornalismo dello Iulm

I ragazzi sono molto preoccupati di comprendere le fonti della credibilità dei blog. Ecco brandelli di conversazione nel corso di una «lezione» al master di giornalismo dello Iulm... Riassunto veloce:
Perché si legge un blog? Non per lo stesso motivo per cui si legge un quotidiano.
Che credibilità ha un blog? Io credo solo a quelli dei miei amici.
Io faccio il blog per scrivere quello che mi pare. E per esaminare la realtà in modo diverso dai giornali.
Conosco il mio amico e lo leggo. Poi leggo anche un sacco di blog scritti da chi non conosco. Ci trovo qualche cosa che non trovo nei giornali. E' un mezzo orizzontale, dunque diverso. E' un cazzeggio. Ma è divertente.
Qualcuno fa un blog specializzato e così si conquista credibilità. Per esempio quelli che si occupano di informatica.
Marco Travaglio fa informazione correttamente? Quando parla fa informazione o si fa pubblicità?
Daniele Luttazzi, Beppe Grillo, non è la stessa cosa: sono già personaggi pubblici. Hanno un modo diverso di vedere il blog perché hanno già un pubblico. Hanno una linea politica, hanno un business...
Qual è la differenza tra blog e giornali? E soprattutto qual è la differenza tra blog e blog?
Capisco wikipedia, si contribuisce al sapere. Ma il blog? E' la mania di mettersi in mostra. Tipica della nostra generazione.
Poi il blog di settore forse è utile. Ma il blog personale che parla di fatti personali, a che serve? Di solito uno che scrive pensa al suo destinatario. Se scrivo qualcosa solo per me la tengo nel cassetto. Che cosa può interessare - e a chi - di quello che posso scrivere?
Scrivo quello che mi pare deve comunque essere nell'ambito di un progetto chiaro, che è il mio.
Ma la scelta è rilevante. Perché non scrivo solo per i miei amici. Anche se sarò letto solo da loro. Perché comunque mi possono anche leggere tutti. E' egocentrico pensare di scrivere qualunque cosa mia, perché potenzialmente lo può leggere tutto il mondo.
(Questo fa emergere il bisogno dei social network, dove si scrive solo per gli amici...).
Perché si preferisce mediare la conversazione con il computer, invece di parlarne direttamente con gli altri a voce?
(Evidentemente, ha la valenza di scrivere per gli amici e anche per chiunque... Il che prepara l'emergere del citizen journalism).
E' una persona: una linea editoriale nel blog non è come quella degli altri prodotti editoriali, si possono scrivere post in disordine perché danno l'idea della persona... In genere andiamo su blog di persone. Blog per informarsi sono in un'altra dimensione. Non sono necessari troppi paletti. Non ci vogliono troppe pretese.
(Come si leggono i blog visti come un insieme unico, un unico medium? Search. Technorati. BlogBabel. Segnalazioni degli amici. Post ripresi da altri media).
L'insieme dei blog è - al limite - come wikipedia. Il singolo blog è una persona. In mezzo un insieme di prodotti con linea editoriale più o meno in concorrenza con gli altri prodotti editoriali.
Se cerco un'informazione faccio una cosa. Se vivo in una conversazione faccio un'altra cosa. Ma come emerge l'informazione dalla conversazione?
E' solo una carrellata di frasi. Ma può essere interessante seguirla... Pare di rivivere in dieci secondi tante discussioni degli anni recenti. Evidentemente, il medium sociale ha bisogno di dirsi per poter esistere in modo consapevole...


11:51:25 AM    comment [];


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