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Martedì, 31 ottobre 2006
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Bubble o non Bubble?
Continua la febbre di acquisizioni per web 2.0. Wired ha acquistato Reddit e Google ha comprato JotSpot. Un aggregatore di notizie e un software per l'editing dei wiki. Intanto le startup di questo settore procedono.
Ci si domanda se siamo di fronte a una nuova bolla speculativa o a un fenomeno "industriale" vero e proprio. Ho l'impressione che si possa rispondere così: la base fondamentale è sana, gli utenti ci sono, le idee sono davvero innovative, il valore d'uso è chiaro; casomai sono i prezzi a preoccupare. Come diceva Jeffrey Immelt ceo di Ge in una intervista collettiva al Sole 24 Ore, in un prezzo come i 1,6 miliardi di dollari pagati da Google per YouTube, un'ombra di bolla c'è.
web2.0, speculazione, bolla
11:44:06 PM
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L'apocalisse non è la fine
Sta arrivando la conferenza dell'Onu a Nairobi sul cambiamento climatico. Intanto si moltiplicano le informazioni sulle drammatiche prospettive dell'equilibrio ambientale del pianeta. Dopo le notizie diffuse dal Wwf e quelle emerse dal recente incontro di Venezia raccontate da Beppe Caravita, il rapporto Stern è una lettura da non perdere. Come il commento di George Monbiot sul Guardian consigliato da Beppe.
Io non sono in grado di valutare la qualità dell'informazione che riceviamo su questa materia. E' chiaro che i rapporti tra sviluppo, crescita economica, vincoli ambientali, evoluzione caotica e adattamento del pianeta sono fenomeni molto più complessi di quanto non possa essere descritto da qualunque modello. E' anche chiaro che ogni adattamento del pianeta alle nuove condizioni climatiche non potrà che avere effetti devastanti per certe aree. Non è chiaro se sarà l'apocalisse annunciata o se l'adattamento sarà assorbito dalla natura e dalla cultura. E sicuramente spero che la reazione umana sarà sufficientemente intelligente da evitare le sofferenze previste.
Mi interessa sottolineare però che la comunicazione del disastro incombente non è sufficiente a muovere la popolazione mondiale nella direzione giusta. Certamente, negli ultimi decenni la consapevolezza ambientale è aumentata nelle aree più sviluppate del pianeta. E altrettanto certamente l'industrializzazione dei paesi come la Cina e l'India ha aumentato i rischi ambientali per il pianeta. Il governo di questo passaggio non è facile, anche perché non ci sono interlocutori globali davvero capaci di influire sulle scelte generali. La microconflittualità fondata sugli interessi degli stati è ancora troppo forte rispetto alle necessità che le prospettive emergenti sembrano indicare.
Quello che conta è l'informazione di quello che si può fare. E' l'informazione sull'evoluzione positiva che può venire a livello di sistema dalle scelte individuali e sociali di base. E' l'emersione degli effetti positivi delle intelligenti azioni locali. Insomma: non voglio leggere soltanto la descrizione precisa dei rischi, ma l'altrettanto precisa descrizione degli obiettivi dell'azione positiva che dobbiamo compiere. La vaghezza delle ricette, a fronte della precisione dei problemi, è causa di ansia. Non abbiamo bisogno di ansia, ma di una visione positiva di quello che possiamo fare.
Non serve pensare all'apocalisse come alla fine del mondo. Serve valorizzare la voglia di vivere e di inventare un mondo nuovo.
informazione, clima, pubblico attivo
1:31:15 PM
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2006
Luca De Biase.
Last update:
2-11-2006; 20:42:54.
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