Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Domenica, 29 ottobre 2006
 

Il rapporto sulla libertà di informazione

Reporters Sans Frontières ha pubblicato la nuova classifica mondiale della libertà di stampa. L'Italia è quarantesima. Molto indietro in Europa. Peggiore del Mali e della Francia, della Svezia e di Trinidad e Tobago. Peggio della Corea del Sud e del Ghana. Della Bulgaria e della Bosnia Erzegovina.

Certo, la responsabilità di questa situazione è principalmente del sistema chiuso dei grandi media. Pochi editori e molto concentrati. A peggiorare la situazione, certamente, un sistema politico ed economico che preferisce i giornalisti amichevoli a quelli indipendenti. E forme di abuso di potere che scandalizzano, come l'uso scientifico della disinformazione da parte dei servizi segreti, dimostrato dalle intercettazioni pubblicate dai giornali prima che questa forma di informazione venisse vietata.

I giornalisti hanno le loro responsabilità. I giornalisti che hanno partecipato attivamente e consapevolmente alla disinformazione lasciandosi pagare dai servizi segreti non hanno certo aiutato la crescita della libertà di stampa. E i colleghi che per ora non hanno saputo condannarne l'operato in modo chiaro e inequivocabile, secondo me, non hanno aiutato la libertà di stampa. Le forme di connivenza tra fonti interessate e giornalisti, poi, non sono una scoperta né una novità.

L'unica strada che vedo per cambiare la situazione è quella di riconoscere il fondamentale cambiamento introdotto dal pubblico attivo. Non è più possibile per il giornalismo vivere di rendita. C'era una volta l'identità tra "stampa" e "informazione", tanto che la libertà di stampa era un sinonimo di libertà di informazione. Oggi non è più così. E' una fase di passaggio. Si arriverà a comprendere che i giornalisti partecipano alla creazione dell'informazione con la loro specifica professionalità, ma non controllano l'informazione e non possono più farne ciò che vogliono. E' un'occasione fantastica per far maturare uno degli elementi decisivi della repubblica.

Il bello è che tutto questo si dice da dieci anni a questa parte. E adesso sta succedendo davvero, mi pare.


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