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Sabato, 7 ottobre 2006
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Perché i giornali soffrono? Il post è qui sotto.
Purtroppo
leggo che la sofferenza - quella vera, quella cruda - continua a superare nel suo terribile non senso le piccole
chiacchiere che possiamo fare qui: è morta un'eroina del giornalismo, Anna Politkovskaya.
11:56:00 PM
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Il prossimo libro di David Weinberger
Sono sicuro di non rivelare nulla che dovrebbe restare segreto. Del resto è una notizia troppo bella per non condividerla. Ho saputo da David Weinberger il titolo del suo prossimo libro:
"Everything Is Miscellaneous" is about what happens when we lose the physical constraints on how we organize information and ideas. NY Times Books is publishing it in May. Good luck with your book.
David sta lavorando intorno a un libro sulla fine delle
specializzazioni verticali e qualcosa che ha a che fare con la "coda
lunga", evidentemente. Non vedo l'ora di leggerlo.
(ps. Già. Anch'io sto cercando di scrivere un nuovo libro. Ovviamente a partire dalle mie piccole ma appassionate ricerche che si trovano online da tempo sull'economia della felicità e il pubblico attivo).
11:45:42 PM
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Ricevo e ritrasmetto. Con orgoglio...
Una settimana fa scrivevo su Nova una presunta eresia: "Il futuro del nuovo formato potrebbe vederlo come standard riconosciuto per la distribuzione di contenuti televisivi tradizionali, che con la forza dell[base ']opensource riuscirebbe addirittura a piegare standard come TiVo.".
Oggi J.B. Holston, CEO di NewsGator, anticipa che sta collaborando con alcuni Network televisivi per l'introduzione del formato RSS per la TV.
Marco Camisani Calzolari
11:36:11 PM
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Divertente mondo dell'innovazione...
Giusto due righe. Perché è divertente, Silicon Valley. Perché mentre Google ormai giganteggia e, non essendo riuscita a far attecchire il suo servizio video, tenta di comprare YouTube, sta nascendo l'ennesimo tentativo di costruire un motore di ricerca migliore.
Ne parla VentureBeat raccontando di un progetto segreto che ha a che fare con un ex della Nasa e altri innovatori seriali. Intanto, il promotore-fondatore dell'iniziativa ne accenna sul suo blog. La nuova compagnia si chiama Powerset. E il suo motore, se riesce a funzionare, accetterà domande in linguaggio naturale. Grazie ad Andrea Lawendel per la segnalazione.
11:18:51 PM
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I giornali soffrono!
Soffrono i giornali. Ma di che cosa? In questi giorni di scioperi e riflessioni (da leggere quella di Franco Carlini sul Manifesto) ci si concentra sulla relazione tra giornalisti organizzati nelle loro strutture sindacali ed editori organizzati nelle loro strutture di potere. Ma non supereranno il problema senza pensare che la relazione più importante è quella che si intrattiene con il pubblico.
Facile a dirsi si potrebbe commentare. Tutt'altro!
I giornali soffrono innanzitutto perché soffrono i giornalisti. Non solo perché soffrono di contratti precari o di privilegi che salvaguardano soprattutto chi non lavora. Ma anche perché spesso non sentono di partecipare a un progetto culturale. Che invece è il motivo di fondo per cui ci si affaccia a questa professione.
I giornalisti soffrono innanzitutto perché soffrono i giornali. Non solo perché i modelli di business dei giornali tradizionali sono in crisi, di fronte all'avanzata dei nuovi media. Ma anche perché la relazione con il pubblico sta cambiando: il pubblico attivo si è posto inizialmente in opposizione ai giornali tradizionali mentre questi si erano dimenticati del pubblico concentrandosi sulle fonti. (Crisi dei giornali)
La relazione tra i giornalisti e il pubblico attivo deve necessariamente diventare simbiotica. C'è bisogno di un pubblico attivo che critichi e arricchisca il sistema dell'informazione, come dimostra l'esperienza dei blog e dei network sociali. Ma c'è anche bisogno di qualcuno che a tempo pieno di dedichi alla raccolta, interpretazione e offerta organizzata dell'informazione. Alla fine questa semplice verità emergerà.
Per arrivarci, giornalisti ed editori dovranno ritrovare la consapevolezza di essere parte di un progetto culturale comune. Altrimenti il pubblico non saprà più riconoscere la loro funzione.
Ed è forse intorno al progetto culturale comune che riusciranno alla fine a comporre anche i loro dissidi congiunturali, legati alla questione del contratto di lavoro. Me lo auguro.
Giornali, Editoria, Pubblico Attivo
12:07:53 PM
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Cina e felicità. Un appunto.
Stavo riguardando gli articoli che ho ritagliato (per così dire, visto che si tratta di pezzi tratti dal web) negli ultimi tempi. E ho ritrovato questo del China Daily.
Racconta di come l'istituto di statistica della Cina abbia cominciato a studiare il modo di registrare non solo le variabili economiche classiche come la crescita del Pil ma anche il grado di soddisfazione e felicità della popolazione.
E il motivo è semplice, dicono i responsabili dell'istituto parlando evidentemente in modo non contrastante con il pensiero prevalente nel governo: un paese in sviluppo può fare l'errore di ritenere che la crescita del Pil sia un obiettivo buono di per se; mentre non è così. La felicità è l'obiettivo. E la crescita del Pil può risolvere importanti problemi materiali ma può essere prodotta in modo da generare anche forti tensioni, insoddisfazioni e infelicità.
Credo che ne sappiamo qualcosa...
China, Happiness, Economia
9:23:27 AM
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2006
Luca De Biase.
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2-11-2006; 20:42:31.
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