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Giovedì, 12 ottobre 2006
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La riforma della televisione
Siamo in un momento storico per il sistema dei media. Mentre è avviato il tavolo di trattative per cambiare il sistema delle telecomunicazioni, Paolo Gentiloni ha lanciato la sua proposta per la riforma della televisione. E' chiaramente una proposta mediata e meditata. Troppo mediata? Abbastanza meditata? Secondo me sì e sì...
Ci sono tantissime questioni, dalla pubblicità alla ridefinizione del perimetro del business televisivo al passaggio al digitale terrestre. Mi interessa sottolineare quest'ultimo punto.
Sul passaggio al digitale terrestre la riforma è molto mediata. I canali analogici passeranno al digitale nel 2012. Ma prima, nel 2009, una rete delle tre possedute dai grandi network dovrà passare al digitale. E i network, Rai e Mediaset (ma credo anche Telecom Italia Media) dovranno obbligatoriamente vendere la parte di frequenze che così si libererà. Non la restituiranno allo stato, la venderanno. Perché, dice Gentiloni, nel 2001 lo stato ha deciso così e non si cambiano le regole troppo spesso.
La vendita forzosa non è mai una soluzione di mercato. Sarà un problema comprare. E soprattutto stabilire il prezzo.
Lo stato è il proprietario ultimo delle frequenze ma in questo modo non potrà godere del "dividendo digitale". Ne beneficeranno i venditori o i compratori, ma non lo stato. Evidentemente Gentiloni ha deciso di accontentarsi. Se però sperava che questo avrebbe reso la pillola meno amara per il Partito-Azienda, ebbene, pare che non sia così: "un atto di banditismo" ha commentato il leader della televisione commerciale italiana che ha governato l'Italia per cinque anni e che si ripromette di combattere la proposta Gentiloni in parlamento.
Sul resto della riforma, vedremo di approfondire. Su questo il giudizio è: "chi si accontenta gode, così così".
telecomunicazioni, televisione, regolamentazione
11:55:35 PM
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2006
Luca De Biase.
Last update:
2-11-2006; 20:42:33.
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