Riprendiamo da un post precedente, in vista del referendum costituzionale. La maggioranza degli italiani considera la questione meno che urgente, a quanto risulta dai sondaggi, ma ciò non significa che non sia importante. Per una prima esposizione di quanto ci ho capito: sì, no, non so…
Qui osservo che quasi tutte le posizioni espresse pubblicamente vanno contro gli interessi immediati di chi le sostiene.
In particolare quelle dei grandi partiti.
Se vince il sì, sostenuto dalla maggioranza del PD, alle elezioni successive si potrebbero creare le condizioni di Roma e Torino: una coalizione al secondo turno di tutti quelli che ce l’hanno con il governo. In questo momento è la prospettiva più probabile.
Se vince il no, i Cinquestelle devono vedersela con un sistema proporzionale nel quale non hanno alleati: si condannano all’opposizione perenne a meno di non cambiare orientamento o di vincere più del 51% dei voti popolari. In questo momento non è una prospettiva probabile per nessuno in Italia.
I Cinquestelle sostengono il no per dovere di opposizione al governo ma vanno contro i propri interessi elettorali. E il PD sostiene il sì per coerenza ma in quel modo favorisce l’aspirazione degli oppositori ad andare al governo con un forte sostegno parlamentare.
Seguire questi masochismi non può essere la logica degli elettori. Gli italiani devono fare i propri interessi. Non sono un costituzionalista e neppure un vago esperto della questione quindi invito chi legge a non tener conto di quanto scrivo per le sue scelte. So soltanto che la questione del Senato è sopravvalutata da tutti, mentre è piuttosto importante il tema del riordino dell’allocazione dei poteri tra Stato e Regioni: nelle aree poco chiare dell’attuale costituzione (in questo aspetto modificata da poco) si nascondono gravi inefficienze e forti tentazioni per i centri di potere regionali, che sono lontani dai riflettori ma hanno grandi possibilità di interdizione e gestione di risorse. La modifica costituzionale non garantirà stabilità, peraltro, perché in un paese come l’Italia anche il partito che vince il 55% dei parlamentari è capace di dividersi in correnti che si oppongono a una concentrazione del potere. Ma ripeto questo non è un consiglio per votare. È un invito ad approfondire quello che conta in questo referendum: la riforma costituzionale.
Eppure, a quanto pare, molti non andranno a votare per la costituzione: molti andranno a votare per il governo o contro il governo. Anche questo è masochismo. Il premier si è fatto male da solo connettendo il referendum al governo, ma ormai è fatta. Per gli elettori, prenderlo in parola e tentare di abbattere il suo governo bocciando una riforma costituzionale che invece approverebbero se non fosse collegata al governo, rischiando instabilità politica ed economica è un’altro modo per farsi male da soli. Per quelli che sono contro il governo attuale ci sarebbe un modo molto migliore per raggiungere i propri obiettivi senza far male a se stessi: andare alle elezioni e sconfiggerlo. Ma al referendum dei masochisti, a quanto dicono i sondaggi, molti vogliono farsi male. Imho.
Vedremo se i sondaggi sbagliano ancora una volta.
[…] Il referendum dei masochisti Sì, no, non so, non ho […]
[…] I poteri si dovranno equilibratamente mettere a disposizione del processo. Il masochismo del referendum non è stato un buon auspicio in questo senso. Non deve proseguire con un’auto-punizione per […]