Home » visioni » Connessi, contaminati, cosmopoliti
visioni

Connessi, contaminati, cosmopoliti

I cosmopoliti si sentono a casa dovunque pur restando sempre sé stessi. Non sono camaleontici, si riconoscono; non sono stranieri, si distinguono. Non colonizzano, esplorano; non impongono il proprio punto di vista, ma lo coltivano e lo affermano, con l’inesauribile stupore dei ricercatori esperti. Quindi non possono essere nazionalisti o localisti, intollareanti o ignoranti: infatti sono perseguitati nei regimi autoritari, sono accolti nei sistemi aperti, sono valorizzati nelle reti globali.

Per chi cerca prospettive, la rete è un grande generatore di opportunità. Tra le molte, ci sono quelle che riguardano le specializzazioni che generano un alto valore aggiunto e che grazie alla rete possono raggiungere un mercato piuttosto grande. In alcuni casi si tratta di prodotti. In altri di professionalità. In tutti i casi occorre sapersi sintonizzare con i diversi contesti culturali ai quali la rete consente di arrivare. La cultura cosmopolita è una precondizione favorevole.

Un vecchio libro, scritto nel 2001, aveva come sottotitolo: Connessi, contaminati, cosmopoliti. Era disponibile su questo blog, ma con i cambi di piattaforma si è un po’ perso. Ma è ancora su Archive.org. E su GoogleBooks. Cercava una prospettiva esplorando il cambiamento della nozione di globalizzazione: non coincideva più con l’idea di “americanizzazione del mondo”, tipica degli ultimi anni del secolo scorso, e si trasformava in qualcosa di nuovo, nel quale c’erano la Cina, l’internet, le questioni ecologiche planetarie…

La sintesi – “connessi, contaminati, cosmopoliti” – scritta sul retro della copertina, risuona ancora. Mentre i localismi si battono in difesa e i capitalismi si muovono all’attacco, le persone cercano il proprio posto nella piccola o grande storia che stanno vivendo. Qualcuno la vuole fare, moltissimi tentano semplicemente di non limitarsi a subirla. Di certo, i cambi di paradigma non sono facili da vivere. E la vera urgenza è la conquista della lunga durata: la liberazione dalla trappola del breve termine che può avvenire solo se si riesce a disegnare una prospettiva dotata di un senso empirico e teorico, pratico e visionario. Un mondo di significati nel quale l’utopia della liberazione si avvicini alla concretezza dell’azione.

Vedi anche:
Cosmopolitismo imperfetto
Una lezione di Ezio Manzini

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi