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Eui. Il futuro dei giornali, per chi cerca la formula magica

All’European University Institute, il corso sul giornalismo è passato per un’ora intorno al tema del modello di business che renda il sistema sostenibile.

La diversità e quantità di soluzioni che si stanno sperimentando ovunque, i diversi livelli di successo, la discussione intorno al loro significato civico, rendono la discussione utile solo distinguendo tra diversi tipi di giornali e soprattutto prendendo in considerazione le diverse identità delle testate e delle redazioni.

Si avverte nell’aria e poi viene esplicitamente menzionato, da parte di un giornalista ungherese, il desiderio di una “formula magica” che risolva il problema della sostenibilità del business dei giornali una volta per tutte. E per tutti. Ma la ricerca di una formula magica è ovviamente un errore: l’unica certezza che si può formulare nel settore è che domandarsi quale può essere una soluzione buona e certa per tutti e per sempre conduce a sbagliare strada. Questo non è pessimismo.

Il punto è che il bisogno di persone che svolgano professionalmente un servizio nell’informazione è vivo e importante. E nella ricerca di tutte le forme attraverso le quali quel lavoro può essere economicamente sostenuto si incontrano a ogni passaggio molte e interessanti opportunità da esplorare. E questo non è ottimismo.

Alcune ovvie idee sperimentali uscite nel dibattito all’Eiu:
1. Aggiungere alla pubblicità che si paga per pagine viste e alla pubblicità che si paga per click, anche la pubblicità che diventa vendita e si paga al momento in cui la transazione è effettuata. Per aumentare il fatturato medio per utente. A favore di giornali con grande traffico e approccio fondamentalmente commerciale.
2. Tentare nuovi servizi giornalistici non gratuiti che cercano di ottenere il sostegno pagante dei lettori per la estrema specializzazione e unicità delle informazioni che producono, per il valore aggiunto che si riconosce nell’accedervi, per il contenuto di formazione che sviluppano, per la loro riconoscibile capacità di sostituire il giornale di carta, o per il loro straordinario design dell’interfaccia.
3. Aggiungere al sistema for profit, una ricca dimensione non profit. Tutta da sviluppare. Intorno all’idea che un certo tipo di giornalismo è fondamentalmente un sevizio civico. E la comunità lo può voler sostenere. Con la consapevolezza che la piattaforma migliore per il finanziamento della ricerca di informazioni – in chiave non profit – deve ancora essere costruita.

Si vedrà se tutto questo può funzionare. Di certo, la ricerca della formula magica non è solo sbagliata: fa male.

L’unica magia che si può sviluppare in questo settore è la creazione di comunità che trovano ispirazione nella relazione tra coloro che di volta in volta si trovano a svolgere il ruolo di pubblico e autori, con l’eventuale supporto abilitante di autori professionisti, designer, programmatori. Nel quadro di uno scopo civico, esplicito e condiviso.

Nei giorni scorsi, si è sviluppato un dibattito intorno a questi temi:
Giornalaio, GGranieri, Lsdi, MdpLab, GGranieri, Giornalaio.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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